Osservatorio sullo stato di salute dell’Edilizia nel Lazio: settore in difficoltà

Come ogni anno, la Federlazio ha realizzato l’”Osservatorio sullo stato di salute dell’Edilizia nel Lazio”. Il lavoro è articolato in una raccolta ed elaborazione di dati di contesto rilevati da fonti ufficiali e dai risultati di un’indagine diretta presso gli operatori del settore nel Lazio.

La ricerca, realizzata sulla base di un questionario on-line rivolto a un campione rappresentativo di aziende, ha raccolto giudizi e informazioni sulle attività aziendali per segmenti di mercato, sull’occupazione, sulle previsioni per i prossimi mesi, sugli effetti determinati dalla crisi sanitaria causata dalla diffusione del Coronavirus e sull’opinioni degli imprenditori sulle misure messe in atto dal Governo e dalla Regione per affrontare lo scenario che si è determinato.

Il Rapporto permette di fornire informazioni utili per promuovere azioni in grado di sostenere la ripresa del settore, settore che può e deve svolgere un ruolo centrale nel percorso di uscita dalla crisi accentuata dalla pandemia.

I dati di Contesto

A livello di “peso” le imprese edili rappresentano oggi il 16% dell’intero universo imprenditoriale e il 9% dell’occupazione totale nella provincia di Rieti. Dati significativi soprattutto se confrontati con quelli del Lazio che alle stesse voci fanno registrare rispettivamente il 15% e il 5,5%.

Dall’elaborazione Federlazio dei dati di contesto, anche quest’anno emerge una situazione complessiva del settore ancora in difficoltà, seppur con alcuni distinguo. Nella provincia di Rieti, tra il 2012 e il 2019, le imprese attive si sono ridotte di oltre 244 unità (-9%) e i posti di lavoro persi sono stati quasi 1.700 (-10%). Negli ultimi anni c’era stato a Rieti un aumento costante degli occupati nell’Edilizia ma nel 2019 c’è stata una inversione di tendenza: quasi 1.000 posti persi tra il 2018 e il 2019.

Diverso il discorso per il comparto delle compravendite immobiliari: nel 2019 nella provincia di Rieti sono state oltre 1.471 contro le 1.484 del 2012 con una contrazione di appena -0,9%. Nell’ultimo anno però c’è stato un incremento del 9% in quanto le compravendite sono passate da 1.350 del 2018 a 1.471 del 2019.

In Italia calano nel 2019 sia il numero di occupati (-68.000 pari al -5%) che il numero di imprese attive (-2.337 pari al -0,3%) ma, nonostante queste dinamiche, gli indici della produzione edilizia hanno presentato, nel biennio 2019/2020, livelli stabili o in lieve incremento. Tali indici sono stati, però, determinati da andamenti divergenti secondo i principali macro-segmenti.

livello regionale la situazione si è presentata in maniera analoga a quella nazionale per quanto riguarda l’occupazione, con una riduzione di circa 4 mila unità rispetto al 2018, ma diversa nella dinamica imprenditoriale che ha fatto registrare una crescita di circa 350 imprese attive.

I risultati dell’indagine presso le aziende Federlazio

Innanzitutto si confermano lievi miglioramenti che riguardano prevalentemente le imprese di maggiore dimensione, più strutturate e capaci di intercettare la domanda pubblica, mentre si accentuano le difficoltà per le realtà più piccole.

Per quanto riguarda il Lazio, i saldi di opinioni relativamente agli andamenti complessivi delle attività delle imprese (ovvero la differenza aritmetica tra le imprese che dichiarano di essere andate meglio e quelle che dichiarano un peggioramento) sono stati pari a:

  • -3 punti percentuali per l’intero campione;
  • +17 per le imprese con maggiore numero di dipendenti;
  • -14 per quelle con un numero di addetti compreso tra 6 e 20.

In merito alla provincia di Rieti, guardando più in dettaglio ai diversi segmenti di mercato si conferma il ruolo trainante delle attività di valorizzazione e riqualificazione del patrimonio immobiliare privato (saldo di opinioni +23 punti percentuali) e sembrano in ripresa anche gli interventi di recupero urbano (+3,7) dai quali, da tempo, gli imprenditori si attendevano segnali positivi. Nonostante questi timidi effetti, le aziende sottolineano che la situazione occupazionale continua a presentare criticità che tendono ad accentuarsi (il saldo di opinioni è pari al -10 punti percentuali).

L’impatto della pandemia ha acuito, purtroppo, la frattura tra imprese che riescono a mantenersi sul mercato grazie alla loro solidità e alla capacità di rispondere alla complessità dei cambiamenti in corso e le altre, meno strutturate e meno dinamiche, che si trovano in condizioni di equilibrio estremamente precario.

Infatti, dalle dichiarazioni degli imprenditori relative all’andamento delle attività nel periodo tra gennaio e settembre emerge una notevole differenza: la metà delle aziende ha visto ridursi in maniera significativa il proprio giro d’affari, mentre il 14% è riuscito addirittura ad incrementarlo.

La diffusione delle difficoltà incontrate dalle imprese è anche testimoniata dal 66% che ha fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni.

Coerentemente a questo quadro, le opinioni degli imprenditori sulla possibilità di uscita dalla crisi, sono polarizzate tra chi esprime una certa fiducia di ripresa (38%) e chi, d’altro canto, prevede crescenti difficoltà (57%) o addirittura teme di dover chiudere l’impresa (5%).

Per quanto riguarda le aspettative per il 2021 prevale l’incertezza con saldi di opinione peggiori (-16 punti percentuali) rispetto a quelli espressi lo scorso anno. Va segnalato che, così come è avvenuto in passato, le imprese più strutturate e di dimensione maggiore esprimono indicazioni meno negative e che la percentuale più alta di difficoltà è registrata tra i piccoli operatori. Guardando ai singoli segmenti la situazione appare piuttosto articolata: emergono aspettative di crescita per le attività di ristrutturazione (+32,4 punti percentuali) per gli interventi di recupero urbano (+7,7), si accentuano, invece, i segnali di crisi profonda relativamente all’edilizia ricettivo alberghiera (-48,5) e anche a quella commerciale (-33,6).

Il nuovo scenario che si verrà a configurare nei prossimi mesi, quando si spera di uscire dall’emergenza Covid-19 e quando verranno avviati i progetti di sviluppo sostenuti dal recovery fund, se da un lato presenterà significative opportunità per le imprese che sapranno intraprendere la strada dell’innovazione, modificando il loro approccio strategico alle attività di costruzione, dall’altro rischia di accentuare quel processo di divaricazione tra soggetti “forti” ed estremamente “deboli”.

Un elemento vitale per le prospettive di rilancio del settore deriverà dal contributo e dall’impegno delle Pubbliche Amministrazioni, per sostenere, incentivare e realizzare le attività di riqualificazione urbana, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e, soprattutto, l’efficientamento energetico grazie anche al bonus del 110%.

Su questi temi le opinioni degli imprenditori sono concordi nell’indicare come urgenti e molto efficaci, per la ripresa delle attività di tutte le aziende del comparto, gli investimenti diretti per l’edilizia scolastica, l’ecobonus per la riqualificazione energetica (che raccoglie poco meno del 90% di giudizi favorevoli) e, più in generale, un piano nazionale per l’ammodernamento infrastrutturale del Paese. Tali impegni, però, non saranno sufficienti in assenza di interventi sia di carattere normativo che operativo, capaci di trasformare in maniera radicale il modo di lavorare delle Pubbliche Amministrazioni.

Solo, infatti, attraverso una semplificazione ed un efficientamento generale della macchina amministrativa auspicati dall’82% degli imprenditori, si potrà rimuovere uno dei principali vincoli che frenano lo sviluppo del nostro Paese.

“L’indagine Federlazio ha mostrato che sono soprattutto le aziende più strutturate a reggere i contraccolpi della pandemia. Nell’anno appena passato la pandemia assesta un ulteriore colpo alla produzione edilizia che riprende quota a settembre grazie all’avvio del superbonus 110% e ad una serie di misure sblocca cantieri, nella speranza di un rallentamento della pandemia e, soprattutto, del recovery plan che dovrebbe aiutare il rilancio del settore attraverso un piano di riqualificazione degli edifici pubblici e privati, di manutenzione del territorio con opere di prevenzione del dissesto idrogeologico e di meccanismi che premino l’orientamento conservativo e la rigenerazione urbana. Il settore continua a muoversi in mezzo a significative difficoltà ma le aziende, nonostante tutto, manifestano la volontà di rilancio e di uscita dalla crisi anche attraverso investimenti legati alla cosiddetta “Edilizia 4.0”.

Questa la dichiarazione della Vicepresidente di Federlazio Rieti con delega all’Edilizia, Emanuela Biscetti.

“In un quadro generale di forte incertezza e di timori per il futuro dovuti alla pandemia, si sono accentuati i processi di trasformazione già manifestati negli scorsi anni e che determineranno notevoli e radicali cambiamenti di scenario anche per il settore edile. La digitalizzazione e la sostenibilità ambientale degli edifici rappresenteranno gli elementi fondamentali di rilancio del settore. Le aziende, tra mille difficoltà, si stanno muovendo in questo senso, ma va sottolineato che questo sforzo va sostenuto ed incentivato”. Il bonus del 110%, seppure importante, non è sufficiente. Oltre a ciò, quello di cui ha un urgente bisogno il settore, è quello di avviare un forte taglio alla macchina burocratica, semplificando e snellendo le procedure per accelerare l’iter realizzativo di qualsiasi intervento. Purtroppo i tempi della macchina burocratica continuano a non coincidere con il ritmo frenetico della nostra economia e quindi delle imprese. L’impegno dello Stato è quello di avviare quelle riforme di semplificazione degli iter autorizzativi attraverso un processo di sburocratizzazione che l’era digitale dovrebbe favorire. Solo in questo modo si potranno ridurre tempi che intercorrono tra la progettazione e l’apertura dei cantieri per la realizzazione delle opere previste dai programmi di investimento”.

Questa la dichiarazione del Presidente di Federlazio Rieti, Alberto Cavallari.

Author: redazione