Non è giusto continuare ad onorare chi ha represso nel sangue i moti popolari

di Giorgio Giannini

 

Da alcuni anni è nato il Movimento che, con lo slogan “decolonizzare le città”, intende cambiare il nome delle Strade e della Piazze che fanno riferimento alle nostre imprese coloniali in Africa, specialmente in Etiopia, dove abbiamo provocato  almeno 350.000 vittime (più del doppio secondo il Governo etiopico).  

Al riguardo, nel dopoguerra a Bologna tutte le strade del Quartiere Cirenaica sono state  intitolate ex novo a partigiani caduti nella Resistenza.

Ricordiamo che a Roma c’é il Quartiere Africano, con decine di Strade e Piazze, delle quali varie Associazioni vogliono cambiare l’intitolazione.  

Nelle nostre città e paesi ci sono però Strade e Piazze intitolate a personaggi, quasi sempre militari, che hanno attuato, su incarico del Governo, monarchico o fascista, una cruenta repressione delle manifestazioni popolari di protesta, molto spesso a carattere sociale, avvenute nel nostro Paese e nelle nostre ex Colonie in Africa.

Spesso ci sono anche Monumenti e Statue dedicate alla memoria di queste persone, che sono state responsabili di aver provocato tante vittime civili.  Questi personaggi meritano ancora oggi di essere ricordati con la intitolazione di una Strada o di una Piazza e con l’erezione di una Statua o di un Monumento ?  Io dico di NO.

Comprendo che è difficile eliminare un Monumento o una Statua, che da decenni sono collocati in bella mostra in una Piazza o in un giardino pubblico.

Capisco anche che è più problematico cambiare il nome di una Piazza e di  una Strada perché questi cambiamenti, da un lato comportano spesso le proteste dei cittadini che abitano in quelle Piazze e Strade, perché devono rifare i propri documenti all’anagrafe comunale, e dall’altro sollevano il “delicato” problema che ad ogni “cambio di indirizzo politico” dell’Amministrazione comunale, ci possono essere proposte di  modificare la toponomastica cittadina, sulla base di motivazioni politiche.

Credo però che questi cambiamenti vadano fatti per un “sano revisionismo storico” perché non è ammissibile che in uno Stato democratico, quale è il nostro dal dopoguerra, si continuino a celebrare, con Statue e  Monumenti e con Piazze e Strade, persone che non lo meritano dato che hanno causato lutti e dolori alla popolazione civile del nostro Paese e  delle nostre ex Colonie in Africa.

Nello specifico, credo che la rimozione delle Statue e dei Monumenti non comporti particolari problemi.

Invece, riguardo al cambiamento del nome della Piazza e della Strada, dato che può essere “problematico” a livello politico ed amministrativo farlo, ed anche perché comporta molte lungaggini burocratiche, è però facile apporre, in modo adeguato, un cartello o una targa che spieghi “cosa ha fatto”  la persona alla quale è intitolata la Piazza e la Strada.    

Sono sicuro che in questo modo la stragrande maggioranza dei cittadini sarebbero d’accordo con la “integrazione storica”.

Un primo personaggio sul quale intendo far riflettere è il Generale Fiorenzo Bava Beccaris che  attuò la cruenta repressione dei cosiddetti “moti di Milano” del 6-9 maggio 1898 (chiamati dal Deputato repubblicano Napoleone Colajanni “Protesta dello stomaco” perché causati dal rapido e notevole aumento del prezzo del pane, da 35 a 60 centesimi il Kg), addirittura a colpi di cannone caricato “a mitraglia”, che causò più di centinaio di vittime civili, anche donne e ragazzi, e più di 500 feriti.

Al generale Bava Beccaris, diventato Senatore del Regno il 16 giugno 1898 (appena un mese dopo i “moti”, per il “grande servizio reso al Re ed alla Patria”!) sono intitolate strade a Milano ed a Torino ed anche una Scuola elementare nel Comune di Bugliano (Pisa), inaugurata solennemente dal Sindaco il 9 giugno 1898, esattamente il mese dopo la repressione dei tragici ”moti di Milano”, dei quali potete trovare in Rete un’ampia documentazione.

 

 

Author: redazione