Successo per Claire Oppert a Monterotondo con il suo nuovo libro La cura Schubert

Tra quelli italiani, i due appuntamenti di Monterotondo, uno al Creative Lab, l’altro all’Angolo di Amelie, hanno rivelato il persistere del fascino di una disciplina nuova e insieme antichissima, la musicoterapia, e la controtendenza, almeno in provincia, di un affollamento oltre il prevedibile per eventi di alto spessore culturale. Qui non si trattava delle pur meritevoli presentazioni di autori locali, ma di La cura Schubert (Fuorilinea, 175 pagine, 16 euro, trad. di Véronique Viriglio), libro di una musicista francese, Claire Oppert che aiuta malati terminali, pazienti affetti da schizofrenia o da autismo, non a guarire, ma gli uni ad affrontare il dolore, gli altri a distendersi, a socializzare, a sorridere. Un libro che farà parlare molto perché propone la connessione a fini umanitari di musica -di diversi generi- filosofia, psicoterapia, letteratura. Medicina.

Certamente ha aiutato il fatto che l’editore Fuorilinea abbia sede proprio a Monterotondo, ma la dice lunga che ci fosse in tutti e due gli eventi, nella stessa cittadina, molta gente in piedi. Anche l’argomento che ha ottenuto un così grande successo fa ben sperare per il futuro della cultura e fa della cosiddetta provincia il luogo di rinascita dell’attenzione non solo al libro in sé, ma come cura, come alcuni ultimamente hanno teorizzato (vedi La cura di Marco Testi per il medesimo editore).

Perché qui si parla di sofferenza, di malattie terminali, di fine vita e di come l’umanità, l’empatia, l’attenzione possa lenire il dolore e accompagnare nella pace e nella riconciliazione. La stessa esecuzione in tutte e due le occasioni di alcuni brani della violoncellista-autrice ha aiutato a capire, perché la voce strumentale, così vicina a quella umana, ha intonato certamente pezzi classici, il citato Schubert, Gluck, Albinoni, Bach, ma anche brani rock, melodici, che non ti aspetteresti. Non è una mera concessione ai gusti generazionali, ma la capacità di scegliere in base all’esperienza e però anche a rigorosi protocolli medici i motivi più adatti alle persone accanto alle quali, con rispettosa discrezione Claire si siede e suona qualcosa che, come scrive lei stessa “gli infermieri sono unanimi nel constatare che in presenza della musica diminuisce il dolore causato dalle loro cure”.

Capita raramente, ma accade: la gente, non solo gli addetti ai lavori, accorre alla presentazione di un libro non promosso dalle mode dominanti di sequel, prequel, commissari, indagini. Di più: si sparge la voce della performance della autrice stessa al violoncello e della lettura di brani improntata da una professionalità rispettosa del testo, senza sbavature autocompiacenti. E le sale di una medesima città si riempiono oltre la loro capienza in due giorni di seguito.

È iniziata una nuova via del libro? E’ ancora presto per dirlo, ma se il buongiorno si vede dal mattino, il sentiero comincia ad essere liberato dalla sterpaglia, grazie a editori coraggiosi, autori che non si lasciano trascinare dagli ismi,  attori e lettori che si sono coraggiosamente offerti per il duro ma fruttifero lavoro.

MT

Author: redazione