Riletture archeologiche dal sito di Cures in località Talocci alla ricerca della Cures perduta

Maria Grazia Di Mario cammina sull’area tombale che si trovava nell’attuale Polo della Logistica

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di Maria Grazia Di mario

Transitando quasi quotidianamente nella zona di Passo Corese uno sguardo verso gli sbancamenti ancora presenti in un’area ancora archeologica (di pochi giorni fa il rinvenimento di una struttura romana) apre una piaga, quella della mancata valorizzazione e conservazione della nostra storia e beni culturali, a differenza ad esempio di Roma od altre località dove la mancanza eventuale di strutture murarie e reperti (vedi Villa di Nerone) è stata compensata da ricostruzioni virtuali, per non parlare dell’importante allestimento che fecero a Copenaghen intorno al nostro Carro etrusco dei sabini, ancora non valorizzato in analoga misura.  Mi chiedo se la Sabina  sia in grado di iniziare almeno ora ad immaginare un seppur difficile recupero della storia di Cures e dei reperti rinvenuti in quest’area e di quelli che si troveranno scavando ancora (così come affermato dallo studioso Angelo Di Mario cui è stata dedicata una biblioteca casa museo, fondatore dell’Archeoclub a Magliano Sabina, Poggio Mirteto e dei Musei di Magliano sabina e Poggio Mirteto).

Sabina e sabinamagazine.it https://www.sabinamagazine.it/wp-content/uploads/2015/11/sabina-magazine-III-8-cures-polo-logistico-passo-corese.pdf si distinsero per la battaglia fatta (anche con il coinvolgimento di colleghi di diverse testate, tra cui i colleghi di Raitre da me inviati sul posto) sulla questione dello smantellamento e distruzione di Cures a Passo Corese, in particolare nell’area compresa nel Polo della Logistica, con trasformazione da Parco Archeologico riconosciuto dalla regione  in zona industriale, dove non si è nemmeno ipotizzato un recupero ed una esposizione ragionata sul posto del materiale rinvenuto. Da questo momento cercheremo di tornare sul tema diffondendo i materiali scientifici e di comunicazione in nostra dotazione al fine di indurre una riflessione, anche considerando lo sviluppo rilevante in atto. In questa relazione intanto i dati relativi agli scavi in località Talocci, erroneamente considerata come unica area nella quale si siano rinvenuti insediamenti, forse per giustificare gli sbancamenti nell’attuale Polo della Logistica dove vari reperti  sabini, romani e precedenti, oltre ad una vasta area cimiteriale, si sono dileguati nel nulla (leggere il link di sabina sopra inserito). Sarebbe importante avere un elenco degli stessi (sulle tombe camminai io stessa,  tombe molto grandi dove è impensabile non sia stato rinvenuto alcunché) per iniziare a recuperare quella storia dei nostri antenati prima cancellata dalle dominazioni romane e poi da noi stessi, da noi stessi sabini in primis per una mancanza di conoscenza della nostra storia e radici e a causa di diversi piani di sviluppo. Mentre si ragiona ancora faticosamente su come promuovere la Sabina con progetti spesso frutto della fantasia o di bandi imposti (cui si deve rispondere in modo fantasioso adattandosi, con dispersione di risorse)  avremmo già potuto creare una vasta area archeologica legando il Museo di Magliano Sabina a Passo Corese/Montelibretti/Roma ed anche verso Monteleone/Rocca Sinibalda (qui abbiamo segnalato sia come sabina che come biblioteca angelo di mario sul Monte Sole la presenza di un sito templare probabilmente osco) Rieti/Cittareale/Amiternum. Alla ricerca dei sabini ora è difficile intraprendere un percorso se la loro capitale è stata rasa al suolo, ma è un dovere morale riprendere questo cammino, almeno per onorare quelle ceneri dei nostri antenati disperse nel vento del Polo della Logistica.

 

 

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Author: redazione