Per Natale perché non aggiungere una culla al nostro presepe?

di Maria Laura Petrongari

Il Presepe è una sacra rappresentazione della discesa di Dio sulla terra che per i cattolici ed i cristiani tutti significa Buona Novella, salvezza e grazia.

Ci si domanda però se questa ricorrenza attesa nel freddo cuore del mese di dicembre sia ancora sentita e vissuta con tale convinzione traducendosi più largamente in una occasione per fare festa in famiglia, con gli amici, imbarcarsi in un viaggio, in una vacanza, scambiarsi regali e mai privarsi dei ricchi pranzi e cene ritualmente preparati e gustati per l’attesa occasione. Insomma, se tutto ciò è cosa buona, tuttavia  c’ è da augurarsi che gli eventi festaioli propri di un consumismo ormai fattosi moda e nostra cultura, non sopravanzino, fino a metterlo in ombra, il vero significato del Santo Natale che celebra la nascita di Cristo Signore.

Ecco allora, che il Natale richiede una preparazione interiore, una sorta di cammino personale ed anche collettivo per ripensare quei valori che oggi sfumano sempre più nell’agire quotidiano un po’ ovunque ed a tutti i livelli ed in ogni settore come l’attenzione al prossimo bisognoso, il soccorso, l’educazione al rispetto della vita e dei fragili, l’amore profondo per la vita propria e per quella altrui,  e la pace.

Allora nei nostri tradizionali presepi domestici prepariamo una culla dove deporre il Bambinello la notte di Natale.

Ma siamo così coraggiosi da domandarci cosa sta a significare quella culla che rischiava di restare vuota date le circostanze del divino concepimento in un luogo come quello in cui i promessi sposi Giuseppe e Maria vivevano?

Quale sorte toccava per disposizioni di legge ad una donna incinta senza che avesse ancora marito? I Vangeli narrano molto bene questo scenario. Gesù ha rischiato di non venire alla luce se…..

C’è voluto l’intervento dell’Angelo per rassicurare sia Maria che il giusto Giuseppe!

Ovvero un figlio concepito in tale stato sarebbe nato? Se pensiamo che la interruzione della gravidanza è pratica atavica da che esiste il mondo.

Dunque deporre il Bambinello nella mangiatoria evoca l’accoglienza della vita oltre l’impossibile. Gesù una culla pur se povera l’ha avuta comunque!

Perché, allora,  accanto non mettiamo un’altra piccola culletta vuota? Sta a significare che il mondo aspetta che la Vita sbocci comunque   una volta concepita.

Accogliamo la vita che è dono di Dio.

Fare figli? Non è solo un problema dagli effetti economici, tema che preoccupa molti governi oggi a causa dell’inverno demografico che finisce per impoverire qualsiasi Paese, ma si tratta di assicurare che i concepiti vedano la luce. La luce di un mondo che seppure lesionato dalla nostra cattiveria umana, è stato opera magnifica della creazione di Dio per il bene di tutti.

E non possiamo con ciò dimenticare il Cantico delle creature del nostro Santo Francesco spesso evocato per la devozione e l’amore grande per la sacra rappresentazione del Natale di Dio.

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Un augurio per la Vita da parte del Centro Aiuto Vita di Rieti.

Maria Laura Petrongari

Author: redazione