Confartigianato imprese Rieti e i problemi del comparto nella provincia

In questi mesi l’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Rieti ha incentrato la sua attenzione su diverse problematiche che attanagliano la nostra provincia. Tutto questo per fornire informazioni e numeri necessari per poter delineare strategie per future programmazioni economiche-occupazioni. La politica, che da questi studi dovrebbe trarre beneficio, sembra guardare ad altro, lasciando ai numeri la dura realtà dei fatti.

In questa elaborazione ci occuperemo del valore dell’istruzione tecnica. La base di partenza sono le previsioni economiche, che per l’anno in corso non sono particolarmente rosee. Rispetto al 2022, la crescita del PIL e dei consumi delle famiglie è destinata ad azzerarsi e ciò contribuirà ad aumentare il numero dei disoccupati. Nel 2023 il numero dei senza lavoro toccherà quota 2.118.000 (Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati INPS e ISTAT). Le situazioni più critiche si concentreranno nel Centro Sud, che già oggi presenta un livello di fragilità occupazionale molto preoccupante.

Purtroppo anche Rieti sarà tra le province che registreranno incrementi significativi di senza lavoro. A fronte di 5.275 disoccupati del 2022 si prevede per il 2023 un incremento del 6%, pari a +317 unità: tradotto in numeri significa che quest’anno avremo quasi 6000 persone senza lavoro.

I settori più in difficoltà sembrano essere quelli manifatturieri, specie quelli energivori, i trasporti, la filiera automobilistica e l’edilizia, quest’ultima penalizzata dalla modifica relativa al superbonus che ha portato alla chiusura di quasi 200 imprese solo nell’anno 2022.

Preoccupa la tenuta del lavoro autonomo. Il calo delle imprese artigiane è preoccupante, Per la prima volta il numero delle imprese artigiane iscritte all’albo provinciale è sceso sotto le 3.500 unità. Nel periodo pre Covid erano quasi 1.000 in più. In Italia si contano 205.000 unità in meno, mentre i lavoratori dipendenti sono aumentati di 377.000.

Questi dati evidenziano come la crisi pandemica e quella energetica abbia colpito soprattutto le partite IVA che, a differenza dei lavoratori subordinati, sono sicuramente più fragili, perché hanno pochissime tutele rispetto ai dipendenti. La chiusura di tantissime piccole attività economiche è visibile a occhio nudo e colpisce in maniera drammatica i piccoli borghi di cui è costellata la nostra provincia. Questo crea anche un pericoloso attentato alla coesione sociale, che è cresciuta e si è consolidata negli anni intorno alle attività economiche e di svago. La sensazione di abbandono e di vuoto contribuisce a un peggioramento della qualità della vita per chi abita in questi luoghi.

Insomma i nostri borghi stanno cambiando volto: con meno negozi e uffici, sono meno frequentati e meno sicuri, con livelli di degrado in aumento. Sempre meno giovani rimangono nei loro luoghi di origine, contribuendo a uno spopolamento costante. Altro dato allarmante è il numero degli occupati rispetto ai pensionati: nella provincia di Rieti ci sono 66.000 pensionati a fronte di 56.000 occupati, con un saldo negativo di 10.000 unità (Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati INPS e ISTAT). Basterebbe questo dato per capire che questo è un territorio senza futuro.

Il paradosso della mancanza di risposte alle domande di lavoro

Siamo partiti da un’indagine di Confartigianato per studiare cosa serve alle imprese del territorio e quali sono le risposte del sistema scuola. Partiamo da un dato: in Italia risulta difficile reperire 1.377.000 giovani con istruzione tecnico-professionale. Più della metà delle domande è di difficile reperimento per gli indirizzi di livello secondario di elettronica ed elettrotecnica (59,8%), meccanica, meccatronica ed energia (56,2%) e tra le qualifiche di formazione o diploma professionale per gli indirizzi di impianti termoidraulici (61,9%), elettrico (54,7%) e meccanico (51,5%). Per il 43,0% delle entrate di lavoratori con diploma tecnico secondario superiore o qualifica e diploma professionale è richiesta una elevata attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, mentre nel 33,1% dei casi le imprese attribuiscono una elevata importanza alle competenze digitali.

La tendenza è confermata anche per la nostra realtà imprenditoriale: mancano figure professionali adeguate. È il paradosso del mercato del lavoro italiano confermato da quello reatino: alta disoccupazione giovanile e difficoltà delle imprese a trovare lavoro.

A Rieti si prevedono potenzialmente 9.810 nuove assunzioni, delle quali 7.160 provenienti da percorsi di istruzione tecnica (dati Unioncamere Anpal-Sistema Excelsior). Il paradosso di cui sopra si conferma anche in questo caso: gli alunni iscritti a percorsi di istruzione tecnica sono 3.154, nemmeno la metà degli iscritti ai licei, che sono 3.693 (dati Ministero Istruzione a.s. 2021/2022).

Uno sguardo ai NEET. A Rieti e provincia vivono 21.515 giovani tra i 15 e i 29 anni. I NEET sono ben 4.641, giovani che non studiano, non lavorano, non frequentano corsi di formazione e non cercano lavoro.

“La verità – dice Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato Imprese Rieti – è che i giovani che escono dalla scuola secondaria oggi non è che non abbiano voglia di lavorare, piuttosto si sentono fragili, perché avvertono di avere una cassetta degli attrezzi non adeguata; sentono la carenza di esperienze lavorative, di avere avuto una formazione troppo teorica, poche opportunità di incontro con il mondo delle imprese, di avere avuto a disposizione insufficienti servizi di orientamento al lavoro e di essere in possesso di una formazione non aggiornata alla realtà del mondo lavorativo”.

Proprio per questo vanno rafforzati tutti gli strumenti che avvicinano il giovane all’impresa: strumenti propri dell’artigianato, a partire dall’apprendistato, sia duale che professionalizzante.

L’apprendistato rappresenta e ha rappresentato la palestra in cui si sono formate generazioni di imprenditori artigiani che, proprio partendo da questa esperienza iniziale dell’apprendistato, facendo tesoro delle competenze professionali acquisite, sono riusciti a metterle a valore costruendo attività imprenditoriali che a loro volta, in una catena del valore positivo, possono ospitare altre generazioni di apprendisti.

 

 

Author: redazione