Il clima, l’ambiente e la salute sono a rischio! I Paesi dell’Unione Europea sembrano non voler ascoltare questo campanello d’allarme: infatti hanno concesso ai più grandi allevamenti intensivi l’esenzione dalle norme UE sulle emissioni industriali.
Le lobby dell’industria della carne sono riuscite a garantirsi il diritto di continuare a inquinare, sostenendo inoltre che queste modifiche avrebbero colpito negativamente i piccoli e medi allevamenti bovini europei.
Ma è falso! Queste dichiarazioni infatti non sono supportate dai dati, dal momento che le proposte di modifica riguardavano appena l’1% di tutti gli allevamenti di bovini in Europa e solo quelli più grandi e più inquinanti. maria grazia, la nostra battaglia continua, aiutaci a raggiungere più persone per dire tutti insieme basta allevamenti intensivi!
Perché i Paesi europei hanno lottato così duramente per concedere questa “licenza di inquinare” a un pugno di maxi-allevamenti, i più grandi e più inquinanti in assoluto, mentre le aree rurali dedicate alla zootecnia intensiva sono invase da tonnellate di liquami che inquinano acqua, suolo e aria? |
I paesi dell’Unione europea hanno dato il via libera per inquinare agli allevamenti intensivi di bovini. maria grazia, aiutaci a raggiungere più persone per chiedere al Governo Italiano di bloccare la costruzione di nuovi allevamenti intensivi e di frenare le conseguenze disastrose di quelli esistenti! |
Questa decisione è contro la salvaguardia dell’ambiente e delle persone. Le massicce emissioni di ammoniaca legate alla produzione intensiva di carne, sono corresponsabili di decine di migliaia di morti premature all’anno, soltanto in Italia, a causa delle polveri sottili.
Per proteggere gli interessi di pochi maxi-allevamenti intensivi europei si mette a rischio la salute delle persone e dei territori, con conseguenze negative anche per le piccole aziende!
L’accordo raggiunto è un duro colpo per la protezione della nostra salute e quella dell’ambiente, ma anche per tutte quelle piccole e medie aziende agricole che avrebbero tratto un vantaggio competitivo dall’imposizione di limiti più stringenti agli allevamenti intensivi più grandi e industrializzati.
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