Una targa in memoria del partigiano “Eugenio Meneghino” consegnata alla famiglia

di Andrea Moiani

Sulla panchina è seduto un uomo anziano e vestito in modo elegante. Al collo è legata una bandiera tricolore, nell’occhiello porta un fazzoletto rosso e nel bavero una spilla con raffigurate la falce e il martello. È un po’ scosso: poco prima ha avuto un piccolo incidente e si sta riprendendo, ma rassicura tutti di stare bene. Tra la gente c’è un bambino che lo osserva da capo a piedi, visibilmente emozionato e che ad un tratto trova il coraggio di avvicinarsi. “Ti posso fare una domanda? – gli chiede  – Ma tu il nonno lo conoscevi?”. Ci vogliono un po’ di tentativi prima che l’uomo capisca: l’udito non è più quello di un tempo, ma poi risponde sorridendo: “eh…Io e tuo nonno ne abbiamo passate tante, insieme…eravamo tanto amici”. Il bambino sospira in memoria del nonno, poi chiede: “Possiamo fare una foto insieme?”. A quel punto l’uomo lo stringe orgogliosamente a sé, con la nonna del bambino pronta a fare una foto. Il giovane punta il pollice in alto e gli porta un braccio attorno al collo. Dopo la foto il bambino lo ringrazia e torna via. Anche l’uomo andrà via: è tardi e deve riposare.

L’episodio appena descritto non è passato inosservato a chi era appena uscito dalla Sala della Cultura di Poggio Mirteto, compreso a chi ha scritto questo articolo. Esso è avvenuto proprio mentre il sottoscritto stava pensando a come impostare un buon “attacco”. Prima di parlarne, dunque, è necessario raccontare chi sono i protagonisti di questo emozionante (e anche simpatico) siparietto. L’uomo è Renzo Ricci, classe 1929 e ultimo reduce della brigata partigiana d’Ercole-Stalin, nonché della gloriosa battaglia del Tancia. Il bambino è il nipote di Eugenio Meneghino, compagno di brigata di Renzo Ricci e scomparso nel 2021. Questi dettagli fanno ben intendere come lo scambio di parole e la foto siano un vero e proprio passaggio di consegne. La foto verrà sicuramente incorniciata e diventerà un cimelio di famiglia, ma anche un simbolo di speranza affinché la memoria delle gesta di alcune persone possano continuare ad essere trasmesse nel vento della storia.

Nel corso di questo racconto è emerso il nome di Eugenio Meneghino. Le sezioni ANPI “Edmondo Riva” di Fara Sabina e “Mario Dottori” di Poggio Mirteto assieme all’ARCI e al Comune di Poggio Mirteto hanno organizzato una giornata nel ricordo del partigiano, venuto a mancare nel 2021 all’età di 97 anni. La giornata, svoltasi nella sala “Elpidio Benedetti” di Poggio Mirteto, è andata oltre la commemorazione di Eugenio Meneghino.

“Eugenio ha contribuito a diffondere una buona memoria – ha spiegato l’assessora alla cultura Cristina Rinaldi -. Grazie all’aiuto dell’ARCI è diventato un divulgatore trasmettendo, attraverso il racconto, episodi di vita vissuta che sono diventati le radici di Poggio Mirteto. I ragazzi dell’Arcucciola combatterono con la consapevolezza di poter perdere la vita in nome di qualcosa di un valore fondamentale quale è la libertà. Bisogna quindi rendere onore al loro spirito di sacrificio senza il quale noi oggi non saremmo qui”.

Gli intervenuti hanno condiviso un appello comune: continuare a tramandare la memoria di chi decise di imbracciare le armi per cacciare i nazi-fascisti e difendere i valori costituzionali che essi hanno reso possibile. Il presidente della Sezione ANPI “Mario Dottori” di Poggio Mirteto Walter Consumati, in particolare, ha decantato tutti quegli articoli che difendono diritti legati alla scuola, all’educazione e alla sanità pubbliche. Un particolare accento è stato posto all’art.11 (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali […]”), il quale è tornato centrale in seguito alle ultime notizie legate alla guerra in Ucraina e alla politica estera dell’Italia.

Sulla stessa linea il Presidente provinciale dell’ANPI di Rieti Cosmo Bianchini: “La politica dorme, è strumentale e gioca senza applicare la Costituzione. Credo che noi cittadini dovremmo avere qualcosa in più: dovremmo impegnarci e farci sentire di più. Siamo fermi: tra poco ci daranno l’olio di ricino e non diremmo nemmeno una parola. Viva la Costituzione e viva la democrazia.”

“Momenti come questi rischiano di non essere partecipati o addirittura non organizzati e ciò è un problema perché è impossibile tacere su questi argomenti – aggiunge il sindaco di Montopoli in Sabina Andrea Fiori-. La rabbia dovuta alla non attuazione dei valori costituzionali deve essere coltivata. Spero che la giovane generazione che sta lottando contro il cambiamento climatico e che in questi giorni sta contestando il caro affitti superi un’arrendevolezza che troppo sta dilagando. È una generazione che va aiutata e sorretta per far sì che la società ritorni ad essere consapevole di valori enormemente belli, vivi e veri, che possono guidarci nel futuro.”

Varrebbe la pena riportare integralmente la lettera che Renzo Ricci ha dedicato al suo vecchio amico Eugenio Meneghino. Ecco i tratti più salenti: “Eugenio, amico e compagno, mi manchi molto. Abbiamo passato tanto tempo insieme durante la Resistenza nella Brigata d’Ercole-Stalin e dopo, finita la guerra, abbiamo lottato per i nostri ideali politici di giustizia e libertà avendo avuto in entrambi i casi ottime soddisfazioni. Il compagno Eugenio durante la guerra è stato sempre pronto con i suoi consigli con i giovanissimi partigiani. C’era la possibilità di spararsi addosso con l’armamento personale in azione con il proprio mitra […] la sua conoscenza del nostro territorio era importantissima e quando guidava e quando si mettevano le bombe alla linea ferroviaria (naturalmente di notte) tra le stazioni di Stimigliano e di Poggio Mirteto per tagliare i rifornimenti al fronte di Cassino […]. Termino i ricordi per il compagno Eugenio con la nostra massima “Ora e sempre Resistenza!”

A commemorare Eugenio Meneghino è stata anche la presidente della sezione ANPI di Fara Sabina, nonché nipote del partigiano, Tania Mattei. Lei e la sua famiglia sono stati insigniti di targa commemorativa, che altro non è che la riproduzione di un documento risalente al 1946 riguardante la nomina a partigiano di Eugenio Meneghino. “Mio nonno non poteva non andarsene via ad aprile. Lui che per oltre 70 anni è stato instancabile narratore della Resistenza in Sabina. Spesso ci portava all’Arcucciola, dove i sedevamo in silenzio ad ammirare il panorama. Per tanti anni non amava parlare di quel che è successo lassù, forse perché i dolori erano solo dolore e morte: ci portava lassù in silenzio a contemplare forse come una forma di meditazione. Lui aspettava con ansia il 25 aprile, perché in quel giorno venivano ricordate le gesta eroiche sue e dei suoi compagni della brigata d’Ercole-Stalin. Sono fiera e orgogliosa di essere sua nipote e spero sempre di essere all’altezza di portare avanti la memoria della battaglia dell’Arcucciola come ha fatto lui”.

In chiusura Enrico Scarinci e Donatella Belli, che nel corso dell’evento hanno intonato diversi cori partigiani con accompagnamento musicale di chitarra, hanno intonato “Bella Ciao” accompagnato dalle voci di tutti i presenti. Di Tutti.

 

 

 

 

Author: redazione