Reddito di Cittadinanza. Paolucci (Uil): “Nel nostro territorio quasi cinquemila persone coinvolte a gennaio”

 

 

Un importo medio di 508 euro, il più basso del Lazio. Quasi cinquemila (4951) persone coinvolte, che corrispondono a 2856 nuclei familiari. E’ questa la fotografia che la Uil di Rieti e della Sabina Romana ha scattato elaborando i dati Inps riferiti ai percettori del Reddito di Cittadinanza nella nostra provincia a gennaio 2023.

“Scendendo nel dettaglio – spiega Alberto Paolucci, Segretario generale del sindacato di viale Matteucci – sono state 2511 le famiglie, pari a 4578 cittadini, che hanno beneficiato del reddito nel primo mese del nuovo anno. Mentre sono stati 345 i nuclei che invece hanno ricevuto la pensione di cittadinanza, pari a 373 persone”.

Dall’approfondimento sindacale emerge anche il dato regionale: oltre 220mila in tutto i Lazio i percettori di questa misura a gennaio scorso. Il focus poi getta uno sguardo alle altre città oltre i confini regionali ma a noi limitrofe: a Terni l’importo medio del reddito è stato di 512 euro, coinvolgendo 3359 famiglie, corrispondenti a 6109 persone. Stesso importo medio nella provincia aquilana, dove però le persone che hanno ricevuto la prima mensilità del 2023 sono state in totale 9546, corrispondenti a più di 5mila nuclei familiari.   

“Reddito e pensione di cittadinanza – ricorda Paolucci – seppur diversi per erogazione, sono due facce della stessa medaglia creata del decreto del gennaio 2019, che introdusse questa misura di contrasto alla povertà. Strumento che adesso il nuovo governo vuole cambiare, con nuove regole e con importi diversi. E’ fuor di dubbio che il Reddito fino ad oggi ha fornito risposte a una situazione di emergenza, come la pandemia. Siamo sempre stati del parere che possa essere riformulato, collegando meglio domanda e offerta di lavoro”.

“Al di là delle bozze, dei nomi e degli acronimi che in futuro verranno scelti – conclude il sindacalista – la risposta non dovrà essere ideologica. E la domanda alla quale chi governa sarà chiamato a rispondere sarà questa: se il lavoro non c’è come si può aiutare chi si trova in uno stato di disagio? E’ un quesito di interesse generale, perché contrastare la povertà è un dovere di un governo, a prescindere dal colore politico. E’ chiaro bisogna lavorare sulle politiche attive del lavoro, sulla formazione e sulla riqualificazione professionale. Sarebbe però fuorviante sparare a zero su misure di sostegno alle famiglie in difficoltà soltanto perché qualcuno ne approfitta percependolo senza averne diritto. Sarebbe come dire che è giusto non pagare le tasse, perché in tanti le evadono, pur sapendo che questa evasione viene stimata oltre i cento miliardi di euro”. 

 

 

Author: redazione