Questione Dighe: anche Nome si attiva dopo sabinamagazine

 

La Regione sta redigendo la legge che definirà lo sfruttamento di invasi ed impianti idroelettrici, e le modalità di gestione per i prossimi decenni.

 

Si è parlato, su stampa (www.sabinamagazine.it) e in atti ufficiali, del tema del “giusto prezzo” e dell’equo ristoro, che è un tema fondamentale; tuttavia, a giudizio di NOME, non basta. Cruciale è la definizione del grado di coinvolgimento del territorio, in termini concreti e fattuali.

 

Dal punto di vista dell’impresa, essere “socialmente virtuosi” e “presenti sul territorio” vuol dire coinvolgere direttamente la comunità (economica, sociale, imprenditoriale) nei progetti. Già il “tipo” di soggetto a cui affidare la concessione è una scelta politica: come fare in modo che sia un interlocutore e non solo un utilizzatore delle nostre risorse?

 

Posto che, sinora, la distribuzione a pioggia di (briciole di) risorse non ha portato nulla in termini di sviluppo, ci chiediamo dove potrebbero essere effettivamente investite e come potrebbero essere indirizzate in una ottica di sviluppo.

 

La riflessione che NOME Officina Politica intende portare è legata alla Sabina Universitas, in un binomio di mutuo interesse, e non solo di mero “sostegno” o “sovvenzione”.

 

Sono anni che il Consorzio universitario di Rieti si barcamena tra la ricerca di una vocazione e la sostenibilità economica, con soci che man mano si “sfilano” perché non ne percepiscono né progettualità a lungo termine né una ricaduta rispetto agli interessi concreti del territorio.

 

La Sabina Universitas, oltre ad avere risorse per sopravvivere, deve avere una strategia di crescita a medio e lungo termine che enti territoriali come i Comuni non possono garantire. La flessibilità nelle scelte che la nuova legge di riaffido delle concessioni idroelettriche potrà consentire, lascia immaginare percorsi “laterali” alla semplice concessione di derivazione delle acque.

 

Si è parlato a più riprese di una “Università delle acque”, senza andare oltre un corso in Ingegneria ambientale e del territorio, che si è spento.

 

Si immagini un riaffidamento nell’ambito o a valle del quale la Regione intenda investire sia direttamente, sia in binomio con un partner tecnologico di alto livello, scaturito dalla gara, attraverso un progetto universitario di alto livello.

 

Si immagini l’impatto che potrebbe avere l’ingresso di uno o più partner tecnologici in un  network universitario nell’insegnamento, nella ricerca, nel trasferimento tecnologico collocato in uno dei bacini idrografici più grandi d’Europa.

 

La Regione all’interno delle sue politiche territoriali dovrebbe intervenire e mostrare il suo interesse allo sviluppo del territorio di Rieti, dove anche un consorzio universitario – in prospettiva, una Università vera!! – piccolo e in difficoltà potrebbe fare la differenza tra crescita e definitivo declino.

 

Un polo in grado di porre in essere, pragmaticamente, soluzioni per agganciare le opportunità legate alla green economy, che sappia tracciare un percorso di sviluppo a 30 anni, che sostituisca al termine “sfruttamento” i fattori “lavoro” e “sviluppo”, anche osservando che, oggi, la ricaduta occupazionale generata dallo sfruttamento idroelettrico è irrisoria rispetto al volume di affari.

 

Anni fa, La Sapienza sarebbe dovuta entrare nell’ambito ospedaliero reatino, ma mai si concretizzò: in quel caso la chiusura del mondo professionale tarpò le ali a quella opportunità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oggi chiediamo che la Regione abbia capacità e forza di visione per indirizzare in maniera coraggiosa le opportunità date dalla presenza di un partner tecnologico nel settore delle energie rinnovabili il cui rapporto con i territori è tutto da scrivere, in una legge ed in un bando di gara.

 

Questo è solo uno dei temi che la politica territoriale dovrebbe portare, con forza, sui tavoli della Regione. Poi, ci sarebbero quelli dei collegamenti, della sanità, della sicurezza, della redistribuzione delle risorse, le opportunità offerte da un mondo che cambia.

 

Speriamo che questa proposta di NOME trovi discussione nella Politica, perché svolga il suo ruolo di vettore delle istanze dal basso, al pari di altre istanze su cui è possibile, e doveroso, un impegno trasversale e consapevole.

 

Author: redazione