di Renzo Giorgetti
Civita Castellana, in Provincia di Viterbo, dista da Magliano Sabina soltanto 10 chilometri in linea d’aria.
Le due località sono unite da molti secoli dalla storica via Flaminia.
Si comprende quindi un agevole tragitto da un paese all’altro, compiuto 132 anni fa dal congegno meccanico di un orologio conventuale.
Partiamo dall’inizio della storia.
Il convento dei frati minori Cappuccini di Civita Castellana era situato sopra una collina, fuori dal centro del paese, come ricorda lo storico Adone Palmieri:
«I reverendi padri Cappuccini, poco distante da Civita Castellana e più in alto, hanno un grazioso ritiro.»
Nel convento suddetto esisteva un orologio grande nel dormitorio dei frati, come era consuetudine nelle comunità religiose di ogni ordine religioso.
Un inventario del convento dei Cappuccini infatti descriveva la presenza del meccanismo del dormitorio e di altri congegni simili: «orologio grande e piccoli.»
Nel 1885 i frati abbandonarono l’edificio come indica la cronaca di padre Giustino da Monteleone, su ordine del padre Luigi da Leprignano provinciale.
Sempre nel 1885 i frati portarono il loro orologio meccanico grande del dormitorio nel monastero delle Clarisse di S.Croce a Magliano Sabina, per evitare che venisse depredato, come accenna un significativo documento pubblicato da Rinaldo Cordovani:
«Fu lasciato nel monastero delle Clarisse di Magliano per esser meglio custodito l’orologio grande del dormitorio.»
Un viaggio della speranza, effettuato con l’intento di proteggere un oggetto artistico tanto prezioso per la Comunità religiosa, che confidava nelle suore di Magliano.
Il monastero delle suore Clarisse, dedicato alla Santa Croce,
fondato nel 1578, venne riedificato nel 1636; nel 1721 venne ricostruita la chiesa. Verso la metà del XIX secolo era divenuto un Educandato femminile.
La scelta dei Cappuccini di trasferire nel monastero di Magliano Sabina l’orologio, come vedremo, non fu molto fortunata.
Due anni dopo il trasporto della macchina oraria, nel 1887, il monastero venne soppresso e nel 1892 furono allontanate le ultime sei suore ancora presenti.
In seguito i locali furono adibiti ad Ospedale civico, che dal 1924 prese il nome di Marzio Marini. L’edificio è stato poi trasformato negli anni e modernizzato.
Due carteggi dell’Archivio Storico Comunale di Magliano Sabina [buste 40 e 97], indicano che nel 1915 l’edificio fu ulteriormente spogliato di vari arredi ancora esistenti (come il soffitto ligneo della chiesa).
Probabilmente quindi il malcapitato orologio dei Cappuccini, dopo un breve periodo di conservazione accurata da parte delle suore Clarisse, venne rimosso ed andò perduto irrimediabilmente. Un tentativo di conservazione ben progettato, ma purtroppo annullato dalla fase di spoliazione perpetrata in un periodo storico molto turbolento.
Per concludere, segnalo una curiosità: la ex chiesa dei frati Cappuccini di Civita Castellana, già sconsacrata, è oggi adibita a showroom di arredamenti per bagno. [vedi foto]
Anche l’ex monastero delle Clarisse di Magliano, purtroppo è scomparso in seguito alle vicissitudini di cui ho già riferito.
Adone PALMIERI, Topografia Statistica dello Stato Pontificio: ossia breve descrizione delle città e paesi, loro malattie predominanti, commercio, industria, agricoltura, istituti di pubblica beneficenza, santuari, acque potabili e minerali, popolazione […], parte quarta Provincie di Civitavecchia, Viterbo, Orvieto, Tipografia Forense, Roma 1858, p.47.
Rinaldo CORDOVANI, I Cappuccini a Civita Castellana, in “Italia Francescana”, anno LXVI (1991), nn. 5-6.
Cohousing e progettazione partecipata nei centri storici. Il caso di un ex monastero a Magliano Sabina, a cura di Elena Mortola e Fausta Mecarelli, Cangemi Editore, Roma 2011.