Lorena Paris presenta la poetessa Maria Clelia Cardona

Ho il piacere di presentare alle lettrici e ai lettori di Sabina Magazine  una poesia di Maria Clelia Cardona, poetessa viterbese, prolifica penna,  molto apprezzata nel panorama  della letteratura contemporanea. 

 

Il trasloco

 

La mente è ora come una casa

 

dopo un trasloco: di te che

 

l’abitavi restano graffi e chiodi

 

e rettangoli bianchi.

 

 

Tu non accadi più.

 

Si è intorbidata la luce

 

nell’usura del pomeriggio.

 

Stenderò un intonaco opaco 

u di te?

 

O forse nel fuggi fuggi serale

 

sarà l’avido buio della pietà

 

a cancellare ogni traccia?

 

(da Da un millennio all’altro, 2004) 

 

È  un testo elegante che unisce poeticamente   aspetti del vivere quotidiano con  i sentimenti del

momento.  Una  perdita, un distacco,

l’ assenza  di una persona  cara  

vivono  di emozioni dolorose.

I pensieri che pervadono la mente

sono paragonati  a ciò che resta

di una  casa abitata, dopo un trasloco, ovvero un luogo disarmonico e spoglio,  svuotato di cose e ricordi che lasciano

il posto agli  sgradevoli  segni

dell’assenza, della vitalità

 (il non accadere più),   dell’appartenenza.

Assenza  che provoca  tristezza e da cui, peraltro,  si desidera,  essere  liberi.  Efficace,  infatti,  è la scelta della metafora

dell’ intonaco scuro da  stendere subito o in forse. La poesia mi colpisce perché  racconta – attraverso una lettura più  profonda –   le suggestioni, il  luogo e  il

 

tempo naturale: il  tutto nell’arco di un giorno. La luce che si fa pensiero

portante: quella chiara del  giorno

 che svela  crudamente ciò  che rimane dell’assenza, (bella la metafora dei graffi, rettangoli bianchi, chiodi); quella del pomeriggio che si fa più  densa e  che può  “coprire”. Infine   la “non luce” della sera,

dove ogni cosa, ogni sentimento, può,

o potrebbe,  fuggire,  non visto,  celato dalle ombre del buio. Concetti espressi con la  sapienza  di una poetessa

che sa ben usare le parole, le similitudini,

il linguaggio della poesia.

Rimane un sorta di levità dopo aver assaporato questi versi pur

se annunciano un dispiacere, poiché

il messaggio sostanziale  che traspare

è che la reazione si fa  benevola al dolore,

grazie a quel  leggero e sano disincanto che la accoglie e la descrive.

 

 

Maria Clelia Cardona, nata a Viterbo,   vive a Roma. Suoi testi sono presenti in numerose riviste e antologie.  Ha pubblicato testi di narrativa, sillogi di  poesia ed è  traduttrice, nonché critica  letteraria. Fra le opere di narrativa ricordo

L’ altra metà del demone (Marsilio, 1998); Il cappello nero (Marsilio, 2000); Furia di diavolo (Avagliano, 2008); Sottoroma (Empiria, 2013). Fra le sillogi poetiche : Il vino del congedo (Introduzione di Mario Luzi, Amadeus, 1994); Da un millennio all’altro (Empiria, 2004); Il segno del novilunio (disegni di Lucilla Catania), Il Bulino, 2011; Di fiato e di fuoco (Postfazione di Giovanni Tesio, Coup d’idée, 2016), I giorni della merla (Postfazione di Marco Vitale, Moretti e Vitali, 2018). È stata condirettrice della

 

rivista letteraria “Malavoglia”, collaboratrice di “Pagine” e cura una rubrica di poesia su “Leggendaria”. Suoi componimenti  sono tradotti in inglese e in francese.

 

Author: redazione