Il nuovo libro di Giorgio Ghiotti, giovane e valente poeta romano, si intitola “Ipotesi del vero” – LiberAria Edizioni, 2023″. Il testo si compone di due parti distinte: la prima dà il titolo all’intero libro, la seconda, invece è denominata “L’andare e l’addio”.
La composizione delle due parti è chiarita da Carmelo Princiotta nella sua postfazione al libro:
“Il primo è un libro dei ritorni, possibili e impossibili: quello del poeta a Roma e quello dei morti. Il secondo è un libro dedicato a un bambino: non è un libro per bambini, ma la testimonianza affidata a un bambino da un adulto. Praticare la poesia come ipotesi del vero significa per Ghiotti dire una cosa due volte: prima ai morti, e poi a un bambino. Fare in modo che le proprie parole inverino quelle dei morti e che un bambino non si senta un giorno tradito da ciò che gli è stato consegnato”
Per le lettrici e i lettori di Sabina Magazine, scelgo così di presentare i versi eleganti di Giorgio Ghiotti, moderni e suggestivi che danno vita a una composizione lineare, fluida, ma intensa e profonda. Evidente è la sapienza della sua scrittura, frutto della continua e appassionata lettura dei poeti e dei suoi preferiti.
“Troppo poco allenato il piede/
a solcare per intero la distanza/
che spariglia le carte e ci trasforma /
in pavidi spettri del nulla,/
troppo elementare credere/
al traslucido del cuore, al ritorno/
anonimo in forma di sogno./
Mi toccherà d’indovinare la tua voce/
sirena arborea, stellata figura/
nel primo canto estivo degli uccelli,/
di nido in nido strappare la promessa,/
dettare con parole nuove la vita/
perché non si richiuda su di noi/
come un’ingannevole estranea/
Riflessioni intense sulla vita e i suoi molteplici aspetti, sui moti che delineano l’anima, sul trascorrere del tempo. Una sorta di presa di coscienza, una folgorazione, che a una prima lettura può sembrare velata, ma che riflettendo non lo è, verso la giusta comprensione “dell’ esserci” delle cose e delle realtà che ci circondano, degli accadimenti. Su tutto, poter farne tesoro per cercare di migliorare la buona comunicazione e rendere duraturo l’ interagire dei sentimenti.
“L’ allenamento del sentire” è basilare per veder allontanare paure, affievolire delusioni e malinconie. La gioventù è dalla sua parte ed egli ne è ben consapevole, conosce la potenza del disincanto, del sogno, dell’ andare del tempo, perché sa di avere tempo, e ciò lo riconcilia con la speranza di ricerca
Il richiamo alla “sirena arborea” della quale indovinare la voce, apre la poesia verso il forte significato che Giorgio Ghiotti ci vuole trasmettere con le sue parole, misurate, con richiami alla naturalità così delicati. Il canto estivo degli uccelli rappresenta quella tangibile sonorità che fa da contorno al mistero e alla bellezza dell’ esistenza e che impregnano la necessità del vivere i sentimenti in pienezza, nella ricerca del giusto senso della vita e dell’amore, senza dover sprecare nulla.
“Giorgio Ghiotti (Roma, 1994) ha pubblicato, tra altro, Dio giocava a pallone (Nottetempo), Gli occhi vuoti dei santi (Hacca, finalista ai premi Flaiano e Mastercard), Atti di un mancato addio (Hacca), Le cattività domestiche (Fve). In poesia: Estinzione dell’uomo bambino (Perrone), La città che ti abita (Empirìa), Alfabeto primitivo (Perrone), La via semplice (Ensemble, Premio Paolo Prestigiacomo), Biglietti prima di andare (Ensemble). Scrive sulle pagine culturali de il manifesto.”