L’agroalimentare come brand: una sfida che viene dalla Città di Viterbo

di Maria Grazia Di Mario

Un vero brand per l’agroalimentare è negli obiettivi della amministrazione di Viterbo, un progetto ambizioso ma che ha reali possibilità di concretizzarsi vista la  straordinaria vocazione agricola del viterbese se si considera che  l’8% di produzione proviene da questo territorio contro una media del 2% di produzione italiana, con un 30 % di imprese locali dedite all’agricoltura e che ha visto nell’ultimo decennio un incremento di prodotti come olio, vino ed ortofrutta, ma anche una crescita del comparto turistico, in particolare di agriturismi  quale ideale di ricettività collegato ad un modello di sviluppo sostenibile. In un territorio “preservato” da fenomeni di industrializzazione e dove si produce una importante biodiversità di produzioni camminare verso l’Eccellenza, intesa come miglioramento di un prodotto che diventi anche identitario e volano di uno sviluppo sociale che includa il turismo, non è utopia, ma richiede strategie  e il necessario coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, dalle imprese agricole  alle associazioni di categoria, alle Università in grado di favorire la ricerca, alle amministrazioni pubbliche. Di questo tema si è parlato nel convegno dal titolo Viterbo agroalimentare opportunità e prospettive organizzato dall’assessorato allo sviluppo economico locale e turismo e che ha visto la partecipazione del sindaco Chiara Frontini,  di  Silvio Franco, assessore allo sviluppo economico locale,  di Francesco Monzillo, segretario generale CCIAA Rieti Viterbo, di Saverio Senni, docente della Università della Tuscia (DAFNE http://www.unitus.it/it/dipartimento/dafne), di Nicolò Passeri, Dottore agronomo, di Roberto Rubino, ricercatore e presidente ANFOSC https://www.anfosc.it/chi-siamo/ e di Stefano Polacchi , caporedattore del Gambero Rosso; una tavola rotonda organizzata  con lo scopo di far convergere diverse prospettive e delineare un quadro attuale e completo dell’agricoltura e dell’agroalimentare.  

“Si tratta solo di un primo incontro nell’ambito di una strategia a lungo termine che considera il comparto agricolo del viterbese determinante e in grado di trasformarsi in un vero e proprio brand per una città che vuole proiettare se stessa al di fuori dei suoi confini amministrativi. Valorizzare i prodotti locali sarà una delle priorità. Continueremo a ragionare con voi e a sviluppare progetti concreti e condivisi”, ha dichiarato il sindaco ad apertura dei lavori. Un cammino che si inserisce dunque lungo un trend di  crescita già in essere ma che richiede  un lungo lavoro di ottimizzazione cui sarebbe necessario, così come sottolineato da Stefano Polacchi,  un tavolo permanente sull’agroalimentare e l’ attivazione di Reti, necessarie invece per Francesco Monzillo. 

“Sono un fautore delle reti, l’aggregazione sarà l’elemento indispensabile per  una sfida non facile, perché all’agricoltore in questo momento si chiede innovazione ed internazionalizzazione. Le imprese vanno aiutate nell’intero percorso, anche nelle esportazioni – ha precisato il Segretario Generale- in quanto la ricerca di un modello sostenibile non esclude la grande distribuzione ed internazionalizzazione. Le aziende seguite dalla Camera di Commercio, circa 38, sono riuscite tutte ad internazionalizzarsi.  Alla crescita del comparto va affiancata anche la promozione,  che stiamo sostenendo con iniziative che si sono rivelate vincenti, quali Piacere Etrusco (a Roma) e Assaggi, salone sull’enogastronomia nato con l’ambizione di diventare fulcro dell’agroalimentare nel Lazio e che tornerà a maggio 2023 con la seconda edizione”. 

Della necessità di un raccordo tra gli operatori, al fine di favorire una maggiore consapevolezza nel comparto, ha parlato Saverio Senni:” Sollecitare gli scambi  avrebbe conseguenze sulla fortificazione del tessuto economico, un tessuto dalle grandi potenzialità perchè ha vissuto una dimensione rurale senza fratture, nel quale lo sviluppo del territorio è  andato di pari passo con l’agricoltura e dentro la pratica agricola permane una pluralità virtuosa di funzioni”. Per Senni va favorita la diversificazione delle attività in grado di dare una spinta ulteriore al turismo ma per andare avanti in questa direzione va stabilita una relazione tra vari comparti, tra le imprese  in cui operano le famiglie, i trasformatori,  le cooperative dei consumatori, le associazioni di categoria, con un ruolo importante dell’Università. “Viterbo, grazie alla nostra presenza, potrebbe trasformarsi in un vero laboratorio per uno sviluppo sostenibile dell’intera Tuscia,  considerando  la posizione centrale della città, a cerniera e perno,  un problema da risolvere sarà però quello della identità dei prodotti, dal momento che le denominazioni  sono molto poco viterbesi”, ha precisato il docente universitario.

E su questo punto, sulla  valorizzazione  dei costituenti, al fine di creare un vero prodotto dop viterbese, si è soffermato il ricercatore Roberto Rubino:” Per parlare di miglioramento del prodotto è necessario conoscere ciò che stiamo producendo a livello locale, andrebbero misurati i costituenti, la differenza è nella qualità di produzione. Va alzato il livello delle materie prime, oggi per fortuna sappiamo come elevare il livello qualitativo.  Un cliente consapevole potrebbe accettare di sostenere un costo maggiore al fine di salvaguardare la salute. I primi a non voler cambiare sono proprio i produttori, è il consumatore informato che dovrebbe spingere”. 

“L’inevitabile introduzione di nuovi ordinamenti e sistemi produttivi dovrà includere un equilibrio tra bisogni economici ed interazioni con gli ambienti, perchè mangiare non è solo un atto di pancia ma è un Atto agricolo”, ha spiegato l’agronomo Nicolò Passeri, aprendo una parentesi sulle polemiche stampa relative all’inquinamento che sarebbe provocato dalla estensione massiva della coltivazione a noccioleti.

“Credo ci sia molta disinformazione e si vada alla ricerca solo di un colpevole  – ha precisato – l’inquinamento si sviluppa in maniera lenta ed alcuni inquinanti, come ad esempio il DDT, permangono nel terreno per molti anni, sarebbe utile contestualizzare meglio la problematica perchè molti effetti di oggi sono conseguenza di comportamenti sbagliati di ieri, naturalmente vanno date risposte ai consumatori garantendo un controllo in tema di trattamenti fitosanitari.  Le dosi sono andate diminuendo e le aziende vanno aiutate a muoversi in questa direzione nel rispetto di una legislazione già esistente”. 

Il ruolo dell’agricoltura nella difesa dell’ambiente va riconosciuto e sarà cruciale per l’assessore Silvio Franco,  lo sviluppo economico dovrà considerare il settore agricolo nella gestione degli ecosistemi perché gestire l’ambiente non è solo avere una produzione efficiente, ma è anche avere un senso del limite attraverso l’attivazione di strumenti di valutazione di impatto ambientale, considerando che la stessa sostenibilità può valorizzare la  produzione.  

Per l’assessore la necessità di un potenziamento del comparto è strettamente legata alla identità del viterbese, considerata tra le zone più agricole di tutta Italia, inoltre per  valorizzazione delle produzioni si intende anche difesa e riappropriazione della tradizione. Senz’altro  il miglioramento dei costituenti,  l’accorciamento della filiera, ma anche un contenimento degli sprechi e l’utilizzo di terreni demaniali da destinare ad uso agricolo, sarebbero in grado di determinare un effetto moltiplicatore, con una ricaduta importante nel sociale. La scelta di destinare circa 400 ettari di terreni demaniali alla produzione locale, per Silvio Franco,  potrebbe trasformare la città di Viterbo e il Comune stesso nella maggiore azienda agricola esistente. Già in programma l’inserimento, nei vari capitolati d’appalto,  dei prodotti locali per le mense scolastiche, un uso che andrà implementato anche nella ristorazione. 

Ma è fondamentale stare anche al passo con i tempi e seguire i trend delle nuove generazioni, l’aspetto immaginifico.

“Il giovane che va al ristorante non pensa alla qualità, ciò che conta è un selfie su un alimento ben composto, in un locale di tendenza”, ha concluso l’assessore .

In conclusione, se VITERBO ambisce a diventare capitale della cultura nella definizione di cultura c’è senz’altro anche questo aspetto: il comparto agroalimentare che potrebbe trasformarsi, grazie ad un lavoro di Reti, in un brand di successo. Un esempio virtuoso anche per altre province, come quella di Rieti.

 

Author: redazione