La scomparsa di Harry Belafonte. Ha cantato lo sfruttamento e il riscatto

di Marco Testi

 

E’ passato -e rimasto-  in una mitica autostrada inter-generazionale con quel “Day-O”, da lui cantato e reso immortale nel 1956,anche se in realtà parte integrante e spontanea della tradizione dei raccoglitori di banane in Giamaica, e che è stato,grazie a lui, ri-cantato, rielaborato, coverizzato in tutto il mondo per il potere esplosivo e liberatorio di quel grido.

Ma la voce di Harry Belafonte, a volte rauca ma capace di tonalità  altissime, limpida e quando voleva aggressiva,  non era imitabile, capace come era di sintetizzare tradizione giamaicana, melodico americano e genialità di un uomo che era riuscito a unire fascino personale, impegno per i diseredati, fama e dono di una voce unica, e metterli al servizio di chi, come Martin Luther King,dette vita ad una marcia che divenne un simbolo della contemporaneità condivisa e la prova che era possibile coniugare negritudine e pelle bianca in un’utopia, come sembrava allora, che sarebbe divenuta realtà.

Se ne è andato oggi, 25 aprile, a 96 anni: passato dalla miseria della nativa Harlem all’affermazione planetaria e ad una ricchezza messa anche a disposizione di chi in quella miseria continuava a starci. Dal Calypso alla musica più raffinata, da crooner, cantante confidenziale, dai successi discografici e cinematografici ai concerti che registravano pienoniinverosimili fino alla umile, corale partecipazione ad un altro dei miti della solidarietà, il celebre USA for Africa in cui canterà con Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Michael Jackson e molte altre celebrità nella canzone “We are the world”, destinata a diventare un vero e proprio culto.

Dagli anni Cinquanta il povero di origini giamaicane ha attraversato la musica, il cinema, la politica mondiale con il suo continuo impegno -celebre la sua ostilità a Bush e a Colin Power, e altrettanto fonte di polemiche la sua simpatia per Fidel Castro- e con la sua inesausta attenzione ai problemi delle minoranze.

Uno che non ha mai dimenticato le sue origini e che ha fatto di quelle origini la bandiera della sua vita, non solo della musica e del cinema, restando a fianco di chi non aveva -e non ha ancora- voce.

 

Author: redazione