La guerra vista da chi la subisce. Chiara Ingrao a Rieti fa il pieno di spettatori

La guerra vista da chi la subisce
Chiara Ingrao fa il pieno a Rieti per la presentazione del romanzo “Il resto è silenzio”

Un libro che ritorna, perché ritorna la guerra, ciclicamente, nella storia degli uomini e delle donne. Un libro ispirato alle vicende di un’altra tragica guerra europea, quella nei Balcani, pubblicato nel 2007 e che oggi torna in libreria, mentre infuria un’altra guerra in Europa.”Il resto è silenzio” è il titolo di questo romanzo di Chiara Ingrao, che cita una celebre battuta dell’Amleto. Ieri l’autrice è stata ospite protagonista nell’ambito del Seminario dialogante sulla Costituzione promosso dalle associazioni NOME Officina Politica, il Sorriso di Filippo e Raggi di Speranza. 

 
Rispondendo alle domande della giornalista Paola Rita Nives Cuzzocrea e colloquiando con il numeroso pubblico, Chiara Ingrao ci ha fornito la sua chiave di lettura sulla guerra, una lettura personale e arricchita dalle esperienze che la stessa autrice ha vissuto nell’ambito delle iniziative solidali verso popoli colpiti dai conflitti. “Ho sempre sentito, in questo mio vissuto, la difficoltà che abbiamo di misurarci con il dolore delle vittime. La tragedia della guerra è troppo grande. La mente rifugge di fronte all’orrore. Tentiamo di idealizzare, di categorizzare, di semplificare, di mantenere un distacco”, ha detto la scrittrice. “Ed è invece solo la relazione con l’altro, vera e profonda, che può consentirci di rispecchiarci nella nostra comune umanità. Le vittime sono persone come noi. Ma spesso il linguaggio alza muri, anche le parole e la comunicazione della solidarietà, paradossalmente, lo fanno quando collocano il bisognoso di aiuto (sia esso profugo, migrante, richiedente asilo) in una condizione di subalternità e dipendenza da chi quell’aiuto può offrire”. L’intervista ha consentito, da queste premesse, di ragionare intorno alle lacerazioni delle comunità che soffrono le guerre: “I conflitti non sono tra i popoli, ma tra i potenti”, ha sottolineato Chiara Ingrao. La guerra dissipa e annienta la ricchezza sociale che nasce dalla contaminazione, dalla mescolanza, dal multiculturalismo. Pone quelli che prima erano fratelli su fronti opposti, pronti a uccidersi. 
 

Il romanzo narra di tre coppie di sorelle, a Roma, a Sarajevo, e nella Tebe del Mito, in bilico fra quotidianità e tragedia, dolore e speranza. La nuova edizione è integrata da nuovi contenuti, fra cui una postfazione di Raffaella Chiodo Karpinsky sui nessi fra la guerra di oggi e quella di allora. In copertina, la foto di una ragazza che corre, nelle strade di Sarajevo, per sfuggire alle bombe. Una immagine colta dal vivo, dal fotografo Mario Boccia, cui il libro è dedicato, che quella guerra documentò e che ebbe la ventura, anni dopo, di ritrovare ancora in vita alcuni soggetti dei suoi scatti come, appunto, la donna ritratta nella foto “La ragazza che corre”. Chiara Ingrao racconta il momento di quell’incontro: al fotografo la donna disse solo “per fortuna, sono sopravvissuta”. Una frase che, per l’appunto, lascia tutto il resto, tutte le sofferenze e tutto l’orrore, nel silenzio.

 

Author: redazione