L’Associazione Postribù denuncia un altro repentino abbassamento del fiume Farfa e, di conseguenza, l’ulteriore “evento di danno ambientale” che andrà ad aggravare il disastro già in atto da decenni e sul quale sta indagando la Procura della Repubblica di Rieti.
Infatti, nei giorni scorsi come avvenne durante la crisi idrica dell’estate 2017, azionando lo sbarramento della vasca di dissipazione (foto 1) posta a valle delle sorgenti Le Capore che alimentano Roma, Acea s.p.a. ha nuovamente causato una diminuzione di portata lungo il corso del fiume già fortemente provato dai prelievi illegittimi consentiti dalla Regione Lazio.
L’ennesima manovra idraulica, dunque, eseguita oltretutto a pochi giorni da quella di svuotamento dei sedimenti accumulati nella vasca stessa, che ha causato un aumento della concentrazione di solidi sospesi e di torbidità nel fiume (foto 2) con ulteriore rischio per le specie acquatiche tutelate e la perdita di habitat stabile all’interno del corso d’acqua.
Ricordiamo, in proposito, che il fiume Farfa “in corrispondenza delle sorgenti ‘Le Capore’ presenta uno scadimento progressivo dello stato ecologico, tra l’estate del 2017 e l’estate del 2018, passando da uno stato ‘buono’ ad uno stato ‘cattivo’ (il peggiore stato di livello ecologico)”, secondo quanto riportato da uno studio dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” – Dipartimento di Biologia.
Tale evidenza dei fatti avrebbe dovuto imporre alla Regione Lazio tempestivi provvedimenti a tutela dell’area Rete Natura 2000 appena designata Zona Speciale di Conservazione (ZSC), anche al fine di evitare una procedura di infrazione Europea ai danni dell’Italia.
Al contrario, a giugno 2019, l’Ing. Wanda D’Ercole (Direttore della Direzione Regionale Lavori Pubblici Stazione Unica Appalti, Risorse Idriche e Difesa del Suolo della Regione Lazio), con pareri favorevoli a firma dell’Ing. Flaminia Tosini (Direttore della Area Valutazione di Incidenza della Regione Lazio) e dello Psicologo Erasmo De Angelis (Segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale), ha rilasciato al Comune di Roma e ad Acea Ato2 S.p.a. un rinnovo di una concessione (inesistente) di derivazione d’acqua dalle sorgenti Le Capore per una portata persino superiore a quella naturale, rendendo cioè possibile il completo prosciugamento del Fiume Farfa anche attraverso opere di captazione e derivazione prive di progetti autorizzati.
Un atto amministrativo vergognoso e senza precedenti che, oltre ad aggravare il disastro ambientale, impedisce addirittura agli abitanti della Sabina di approvvigionarsi dell’acqua che si trova nel loro territorio.
Oltre il “danno (ambientale)”, la beffa!