Scappare dal caldo e trovare rifugio nel cuore della Sabina, in un borgo a 700 metri di altezza da cui si può ammirare il lago del Turano in tutto il suo splendore. Un luogo da fascino magico dove poter gustare le fettuccine ai funghi porcini, una ricetta tipica della tradizione contadina realizzato con materie prime rigorosamente del posto. Domenica 5 agosto Ascrea torna ad aprire le sue porte per la Sagra delle fettuccine ai funghi porcini, l’amatissima specialità – dal gusto inconfondibile e dalla polpa bianca che non cambia colore né all’aria né al tocco – che in questo incontaminato della provincia di Rieti cresce abbondante e di ottima qualità. Gli antichi abitanti dell’Urbe lo chiamavano “suillus” per il suo aspetto massiccio: e se del maiale non si butta via niente, come recita un antico proverbio, lo stesso discorso vale per il fungo porcino, le cui parti meno nobili vengono fritte o utilizzate per conserve sott’olio o sott’aceto.
Giunta alla 32esima edizione, la festa più attesa dell’estate affonda le sue radici nella metà degli anni 80’, e iniziò quasi per gioco come una sorta di spaghettata fra gli abitanti del posto per la grande disponibilità di funghi porcini. Oggi, a tanti anni di distanza, migliaia di golosi sono pronti a mettersi in viaggio verso Ascrea, dove dalle 12 inizierà in una comoda tensostruttura coperta la distribuzione delle fettuccine fatte in casa, da accompagnare con bruschette, salsicce, fagioli e un buon bicchiere di vino del posto. L’intrattenimento sarà garantito dalla mostra degli attrezzi della civiltà contadina e dagli spettacoli di musica dal vivo, e a disposizione dei visitatori ci sarà un comodo bus-navetta per raggiungere il paese dopo aver parcheggiato lungo la strada provinciale; gli organizzatori hanno pensato anche a un servizio di bus-navetta “Camper Friendly”, con corse dedicate ai camperisti fino all’area sosta di Castel di Tora.
Fresco d’estate e suggestivo d’inverno, Ascrea sembra un piccolo presepe e conserva al suo interno la Chiesa di San Nicola di Bari – edificata nel 1.252 e famosa per le tele dedicate al Santo e alla Madonna del Rosario – i resti dell’antico castello e le mura della chiesa annessa sulla cui porta figura lo stemma dei Mareri, i conti ai quali fu venduto nei primi del ‘400. Chi volesse trascorrere qualche ora in più da queste parti potrà andare alla scoperta dei borghi che circondano i laghi del Salto e del Turano, oppure percorrere suggestivi itinerari dai quali si può godere di splendide vedute sul Terminillo, sul Monte Velino e sulle montagne che degradano verso Roma.