A Verrecchie, frazione del Comune di Cappadocia, Paolo racconta la sua vita di allevatore

di Giorgio Giannini

A Verrecchie (Frazione del Comune di Cappadocia, in Provincia de L’Aquila) ho intervistato sulla grande Aia, davanti alla Chiesa Nuova di S. Egidio, Paolo Gattinari, nato  il 20 novembre 1975, primo figlio di Alberto e Marcantonia Checcacci, nonché nipote della Sig.ra Clelia Di Carlo, che ho intervistato ben tre volte (vedere miei articoli pubblicati il 30 e 31 agosto e 8 settembre 2021).

Paolo ha una compagna ed un figlio di appena 9 mesi.

Fa l’allevatore di pecore, capre, maiali e cavalli, che tiene in una grande stalla  appena fuori del paese, vicino al corso del fiume Imele, che nasce dal Monte Padiglione (chiamato Faviglione dai Verrecchiani), appena sopra l’abitato.

Riguardo al passato, facendomi vedere il Monte Padiglione che si erge sopra il paese, mi ha detto che fino al secondo dopoguerra tutta la zona inferiore del Monte era coltivata a grano. Gli abitanti strappavano tutto il terreno che potevano alla Montagna per coltivarlo. Non c’era uno spazio, libero da alberi ed arbusti, che non fosse coltivato. Poi, con il tempo, i terreni in montagna, che erano scomodi da coltivare, sono stati progressivamente abbandonati dai proprietari, anche perché molti dei loro figli sono “emigrati”,  andando in prevalenza a  lavorare, e quindi a vivere, a Roma. Pertanto, progressivamente, la Montagna si è ripresa i terreni che secoli prima gli abitanti avevano reso agricoli, con grande fatica, tagliando gli alberi ed gli arbusti e togliendo le pietre.

Riguardo alla sua attività di allevatore, mi ha detto è che è un lavoro che gli piace, anche se è molto faticoso, perché non ci sono “feste” in cui non si lavora, in quanto le pecore e le capre devono essere sempre munte due volte al giorno. Per fortuna ha un dipendente che porta le greggi al pascolo, durante il giorno, assistito da una muta di  ben 16 pastori abruzzesi, addestrati a difendere le pecore e le capre dai lupi, che sono  numerosi nella zona.  A questo riguardo, mi dice che i lupi non hanno più attaccato il suo gregge, proprio per la presenza dei numerosi “cani pastore”. In passato, quando aveva solo due o tre cani, ogni settimana i lupi gli predavano qualche pecora. Mi racconta che il 30 giugno 2010 un branco di lupi gli ha ucciso una trentina di pecore, delle quali ne ha trovate sgozzate 28 mentre altre erano state portate via.

Quel giorno ha capito che si doveva “attrezzare” diversamente per contrastare i lupi e così ha aumentato progressivamente il suo “branco” di pastori abruzzesi, i quali, mi ha  detto, si comportano come i lupi. Infatti c’è il “capo branco” (il cane Alfa) che domina tutti gli altri cani ed è l’unico che può accoppiarsi ogni anno con la femmina dominante (la cagna Alfa), naturalmente finché non è spodestato da un altro cane del branco. Tutti gli altri cani, maschi e femmine, sono “gregari”. In particolare, le femmine aiutano la cagna Alfa ad accudire i cuccioli.

Mi ha raccontato che i lupi hanno una tecnica particolare per portare le pecore predate il più vicino possibile alla tana nella quale hanno i cuccioli. Infatti il lupo prende la pecora per la collottola, senza sbranarla, e poi la spinge, aiutandosi con la coda, per farla camminare, indirizzandola dove lui vuole andare. Poi, quando è arrivato vicino alla tana, o nel luogo prescelto, la uccide e tutti la mangiano, incominciando dal lupo Alfa, che è sempre il primo a cibarsi.

Il lupo inizia a mangiare la pecora o la capra dalla parte più tenera, che sono le mammelle. Poi mangia gli organi interni, che sono peraltro i più nutrienti, ed infine le altre parti, a partire da quelle con più carne (quali le cosce).

Mi ha detto che da un po’ di tempo gli attacchi dei lupi alle greggi sono diminuiti, proprio per la presenza di tanti “cani pastore”. Invece sono ancora frequenti gli attacchi ad animali che vivono allo “stato brado” e non hanno i cani pastori che li difendono, come i cavalli, gli asini e le mucche (specialmente i puledri ed i vitelli, che sono più facili da uccidere).

Mi ha però detto che le prede più comuni dei lupi, anche perché sono le più facili,  sono i cinghiali, il cui numero è in costante aumento, e poi i caprioli ed i cervi. Pertanto, i lupi sono molto utili per tenere “sotto controllo” questi ungulati, eliminando in genere quelli malati e più deboli. 

 

 

 

Author: redazione