A Rieti i tamponi si fanno solo per chi è già in affanno

intervista al medico di base Bernardino De Felici di Poggio Mirteto

di Maria Grazia Di Mario

Non sono stati ancora sottoposti a tamponi e non hanno ricevuto mascherine Ffp2 e le Ffp3, tute monouso, guanti, per i medici di base della provincia di Rieti che hanno, per disposizione ministeriale, ridotto l’accesso ai loro ambulatori e ormai di routine rispondono al telefono limitando al necessario i contatti con i pazienti, sia per non contribuire alla diffusione del coronavirus che per autodifendersi, il rischio di contrarre e diffondere il COVID 19 è molto alto. Ma anche per i cittadini le problematiche non sono meno serie, perché in entrambi i casi la posta in gioco è “quella di giocarsi la vita”.

Mentre l’OMS consiglia di moltiplicare l’uso dei tamponi, a Rieti vengono effettuati per la maggior parte dei casi solo su individui già in affanno respiratorio e non in via preventiva. Ce lo spiega il medico di base Bernardino De Felici di Poggio Mirteto. Nessun sostegno (inoltre) a domicilio per i malati e controllo sugli spostamenti di coloro che sono in quarantena. Una situazione che potrebbe scatenare un effetto moltiplicatore alla replicazione virologica. A Rieti e nel Lazio (in presenza di casi contenuti) saremmo ancora in tempo per effettuare opera di prevenzione, imitando ciò che di virtuoso ci insegnano alcuni comuni del Nord, ma a quanto pare la Regione Lazio non sembrerebbe essersi adeguata.

Dottore, al momento stiamo rispettando le disposizioni del Governo e rimaniamo in casa senza però aver ricevuto alcuna indicazione concreta da parte della Regione Lazio su quali procedure mediche si attivano quando ci si ammala all’interno della propria abitazione e su che cosa concretamente ci può accadere. Allora lo chiediamo a Lei, come dobbiamo comportarci se iniziamo ad avere sintomi simil-influenzali, possiamo pretendere di sottoporci ad un tampone, dato che ora le Regioni del Centro- Nord, rispettando le indicazioni dell’OMS, stanno iniziando ad effettuarli anche per un semplice raffreddore? In Toscana ad esempio sono arrivati 500mila kit che saranno testati su 100mila persone al fine di scovare non solo chi è positivo al coronavirus, ma chi ha addirittura gli anticorpi …

“Lei mi può contattare anche per un semplice raffreddore, ma se i suoi sintomi sono leggeri da raffreddamento, o equiparabili alla influenza stagionale, non vanno cioè oltre la febbre, la tosse e qualche dolore muscolare, soprattutto non arrivano all’affanno, il paziente deve seguire la terapia a casa e non può pretendere di sottoporsi al tampone”.

Che tipo di terapia?

“Quella che si prescrive per la classica influenza. Certamente se lei ha il raffreddore e mi racconta che ha avuto contatti con persone provenienti dalle zone del Nord posso ugualmente riempire la scheda di Triage (che si usa per i pazienti sospetti), però le ripeto che in assenza di sintomi gravi non viene il 118 per effettuare il tampone di routine. Neppure a noi medici di base hanno ancora fatto i tamponi!”.

E il 118 quando viene?

“Al manifestarsi dell’affanno.  Il paziente potrebbe chiamarlo direttamente, ma poi tanto ti rimandano al medico di base”.

Il che vuol dire che quando arriva il 118 sono già compromesso, ossia da ricovero in ospedale e che ho meno possibilità di sopravvivere.

“Certo, ma queste sono le direttive che abbiamo”.

E dunque la possibilità di potersi curare al meglio, anche al fine di non andare a finire sotto ossigeno, non c’è!

“Sì, però le disposizioni attuali ci costringono a questo”.

Ha ricevuto mascherine, guanti, camici monouso…

“No, ho poche (e mie)  Ffp2 e le Ffp3 che utilizzo quando ne ravvedo la necessità. E comunque se il paziente ha sintomi compatibili al coronavirus semplicemente non devi andare”.

A Poggio Mirteto quanti casi accertati ci sono?

“Finora 3, ma credo ve ne siano 4, però non ne sono certo perché non si tratta di miei pazienti. Certamente sono persone che si conoscono, un giovane barista, un anziano, un impiegato e una quarta persona, naturalmente potrebbero esserci in giro asintomatici e sintomatici lievi.  Il problema esiste”.

Può fare degli esempi concreti?

“Un anziano di Poggio Mirteto  è stato contagiato in un Ospedale, ora è a casa e dovrebbe assisterlo la moglie, che però ha problemi gravi di salute. Tutto è nelle mani di una parente, del puro volontariato, nessuno va a fare assistenza, o riabilitazione. Le Asl non sono attrezzate (ugualmente in assenza di dispositivi medici di protezione). L’uomo dovrà stare a casa fino a che o non migliora, o non peggiora”.

I parenti che lo seguono sono adeguatamente protetti?

“Intanto va detto che sono stati tutti sopposti a test e sono negativi. Utilizzano le normali mascherine  chirurgiche e guanti, però non hanno lo scafandro che si vede in tv!!!! Tra l’altro le mascherine di tipo chirurgico non proteggono se stessi, solo gli altri”.

Il malato potrebbe trasmettere il virus anche attraverso gli occhi?

“Sì, per questo sarebbero necessari occhiali idonei, come quelli che vedete in Tv”.

In generale, e non per questo caso specifico, i familiari dei positivi al Coronavirus non possono uscire prima dei 14 giorni perché potrebbe insorgere la malattia?

“Sì, certo. Dovrebbero stare in quarantena”.

E c’è chi controlla il rispetto delle quarantene?

“Mah… non saprei. Ognuno deve auto-responsabilizzarsi. Le faccio un ulteriore esempio: io ho un paziente di circa 40 anni, tornato da Bologna aveva raffreddore, bruciore e dolori al petto, ho riempito la scheda triage e chiamato subito il centro preposto, sono venuti solo per fargli l’elettrocardiogramma dicendo che qualcuno sarebbe tornato per il tampone, ma poi non si è visto nessuno”.

Dunque anche questo paziente (per il quale nessuno ha verificato la presenza del coronavirus) ha corso il rischio di peggiorare, andando in affanno.

“Sì”.

E avrebbe potuto trasmettere il COVID ai familiari che a loro volta, magari semplicemente andando al supermercato, lo avrebbero potuto trasferire a terze persone.

“So che si sono messi da soli in quarantena”.

Quando è accaduto questo episodio?

“Due settimane fa”.

Dottore, qualcuno sostiene che il giovane di 33 anni sarebbe arrivato tardi in ospedale.

“Da quello che so lui stesso aveva dichiarato di sentirsi male l’11 marzo ed è stato ricoverato il 19 marzo, sicuramente il 118 non avrà ritenuto di procedere prima; anche per la giovane età hanno aspettato che si aggravasse, così come prevede peraltro l’attuale normativa, non dipende né dai medici di base, né dal 118”.

Perché questo ritardo nei ricoveri?

“Senz’altro per prevenire la carenza di posti. Certo non è funzionale”.

Ricapitolando, se il paziente ha sintomi lievi, o comunque che non arrivano all’ affanno, si lascia a casa (con consulenza telefonica del medico curante che non ha sistemi di protezione per seguirlo sul posto), qui viene curato con i normali farmaci influenzali di routine, viceversa, quando arriva all’affanno si chiama il 118, gli operatori effettuano il tampone e solo allora si ricovera in ospedale, vista la necessità di somministrare ossigeno ed effettuare monitoraggi specifici.

“Certo, e ricordo che sei da ossigeno anche se, camminando, dopo pochi passi percepisci una sensazione di affanno”.

Al Nosocomio di Rieti utilizzano le terapie sperimentali?

“Non saprei, non sappiamo se stiano sperimentando o meno, mi sembra però di aver capito che questi farmaci dovrebbero essere somministrati nella fase iniziale, ad esempio il tocilizumab sarebbe molto utile nel bloccare l’infiammazione agli inizi della sintomatologia. Senz’altro praticheranno il sostegno cardiaco e respiratorio di routine, oltre che la somministrazione di farmaci, quali antibiotici e antifebbrili”.

Però mi sembra di aver capito che non servano…

“Così sembra …”.

Non crede che sarebbe auspicabile farsi curare direttamente dal medico curante, al Nord stanno iniziando a domicilio con i farmaci in sperimentazione.

“No, noi non dobbiamo intervenire, il paziente viene ricoverato e non lo gestisci tu, sarebbe molto pericoloso, ti puoi contagiare. Ripeto,  non abbiamo mica lo scafandro! E poi senza le adeguate strumentazioni come potremmo misurare l’ossigeno e le funzioni vitali h24”.

Intendevo con tutta l’attrezzatura giusta e la posologia di riferimento, idonea a garantire una parità di trattamento e di cura analoga alle zone più sviluppate del Paese.

“Certo, sarebbe buona prassi, ma la decisione è regionale”.

Se viene il 118 puoi scegliere l’Ospedale nel quale farti ricoverare?

“Se viene il 118 ti porta a Rieti, se non ci sono posti ti dirottano verso altri nosocomi. E non puoi decidere dove andare, circolare da soli in auto è un reato”.

Voi siete dipendenti della Regione Lazio?

“Siamo stipendiati dalla Regione Lazio e rispondiamo alle sue regole e al momento sono queste”.

L’OMS però ha detto di estendere il tampone a tutti, anche agli asintomatici.

“Lo ha detto ora però! Certamente sarebbe auspicabile!”.

Tamponi a tappeto, anche per verificare soggetti con anticorpi, in un paese come Poggio Mirteto (replicati negli altri centri del reatino e a Rieti stessa), sarebbero utili per bloccare l’epidemia, dato che i casi sono ancora circoscritti (con ulteriore attenzione a tutte le case di riposo ed operatori)?

“Sì, molto, ma sarebbe altrettanto importante intanto se ci fornissero mascherine ed attrezzature per la nostra difesa personale!”.

 

Author: redazione