Anna Mazzamauro ritorna in scena lunedì 24 luglio (ore 21,15) al Teatro romano di Ferento con “Com’è ancora umano lei, caro Fantozzi”, accompagnata alla chitarra e al pianoforte da Sasà Calabrese, e restituisce al pubblico il ricordo del leggendario genio della comicità italiana.
“Se all’improvviso chiudo con nostalgia gli occhi della memoria – confessa l’attrice – mi ritrovo di fronte, come uno specchio appannato dal tempo, gli occhi innamorati del ragionier Ugo Fantozzi che guardano me, oramai per sempre signorina Silvani e le parole non dette in venti anni di assidua frequentazione con Paolo Villaggio si tramutano in quelle scritte… e allora Caro Fantozzi! Dal cinema che ti ha reso leggenda io, riconoscente e in debito, ho l’ardire di raccontarti in teatro proprio per restituire a Paolo Villaggio la grazia. Ho usato a volte la signorina Silvani come alibi per raccontare i suoi difetti e Anna per raccontare gli strepitosi aneddoti che hanno legato gli anni dal nostro primo disastroso incontro, fino a quando ci hai salutato agitando il tuo tragico basco blu e dopo aver sistemato le mutande ascellare (che nessuno ha mai osato far diventare di moda) per raggiungere la tua nuvoletta. Ma non sarebbe stato teatro se avessi composto un’angiografia. Il teatro ha bisogno di emozioni da raccontare provocandole nel pubblico. Allora i racconti scritti da Paolo si uniscono ai miei in un rimbalzo di emozioni che fanno la storia dei mostruosi incontri dietro le quinte, della Silvani, del suo storico “labbruzzo”, del suo pensiero sul matrimonio dopo che Fantozzi ha raccontato il suo con un “cesso bianco maleodorante”. E ancora la piccola mostruosa Mariangela al concorso per bimbi belli, il ristorante giapponese, il ricordo di Visconti e Filini, l’odiato e invidiato collega. E poi Paolo avido di cibo e le sue diete mostruose, la sua paura di vivere la sua carriera, il suo incontro con Giorgio Strehler che avrebbe voluto quel Grande di Genova nel suo Piccolo di Milano. E se non bastassero le parole c’è la musica dal vivo di Sasà Calabrese. Il suo pianoforte, la sua chitarra, i miei costumi e le scene, perché Com’ è ancora umano lei…caro Fantozzi non è un semplice monologo… ma uno spettacolo completo”.
L’attrice in una dichiarazione a proposito della sua carriera afferma: “Il concetto di libertà è contraddittorio. Per me vuol dire essere libere sempre, per altri amare chi vuoi, per altri vivere da soli. Nonostante abbia cominciato quando non c’era tanta libertà di emergere, ho cercato di fare quello che volevo». E alla fine della sua vita è riuscita a fare quello che voleva: «Sì con fatica. Se fossi stata bellissima avrei fatto la velina, invece ho fatto l’università, ho rischiato la Cattolica ma sono andata alla Sapienza. Per me libertà ha significato proporre la propria intelligenza, che vuol dire anche confrontarsi con chi la pensa diversamente, che mi sembra sempre la cosa più importante. Progetto un incontro della signorina Silvani che dice: “Ho incontrato un uomo diverso”, e il gay le risponde: “Non sono io che sono diverso, sono gli altri che sono troppo uguali”.
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