A Castelnuovo di Farfa un mega impianto fotovoltaico?

 

di Giuseppe Manzo

E’ stato presentato il 4 dicembre 2018 alla Regione Lazio, (Ufficio Verifica di Assoggettabilità alla VIA) un’istanza autorizzativa per un progetto di impianto fotovoltaico denominato: “Farfa 3,6 MWp” in loc. Cappella (Cornazzano) nel Comune di Castelnuovo di Farfa. Si tratta di un mega impianto di pannelli fotovoltaici posizionati a terra su un’estensione di 7.5 ettari (il terreno opzionato ha una superficie totale di 15 ettari), così come da elaborati di progetto visibili al pubblico sul sito della Regione. Il terreno è di proprietà di una nota famiglia del paese, mentre il progetto è presentato da una società di nome RESIT SRL.

L’area oggetto di intervento è classificata dal vigente strumento urbanistico del Comune di Castelnuovo di Farfa (RI) come area agricola. L’intervento in oggetto consiste nella realizzazione di un impianto fotovoltaico “a terra” del tipo grid connected per la produzione di energia elettrica di potenza nominale pari a 3,6 MWp, denominato “FARFA 3,6 MWp”. La produzione media annua attesa di energia elettrica è di circa 5.652,00 MWh.

Il sito scelto per la realizzazione dell’intervento è un terreno agricolo appartenente a privato e classificato “zona agricola E3”. Per esso, la RESIT srl, committente dell’opera, ha siglato con il proprietario un contratto di locazione per 25+5 anni, che intende utilizzare per la realizzazione del progetto in oggetto. L’impegno economico dell’investimento risulta pari a 2,7 milioni di euro.

L’area oggetto del progetto è un territorio ad alta vocazione agricola di grande pregio paesaggistico e classificata al PTPR come area di “Paesaggio agrario di valore”. Inoltre si trova a poca distanza dalla ZPS IT6020018 “Fiume Farfa (corso medio – alto)”, Zona di Protezione Speciale e dalla zona di nuova acquisizione regionale come “Monumento naturale Gole del Farfa” (Area Protetta Regionale EUAP1218). Le Gole del Farfa sono state anche segnalate dal Ministero dell’agricoltura per essere inserite nel “Registro nazionale del paesaggio rurale”. Entrambe le aree protette distano circa 300 metri dall’area di progetto presentato rappresentando così un evidente elemento di contrasto paesaggistico nonché naturalistico per le specie esistenti nel territorio.

Tutto da verificare poi l’impatto anche economico con l’economia locale, quella turistica, ristorativa, del tempo libero, agricola e il valore delle proprietà immobiliari presenti intorno e oltre l’area del progetto che risulterebbe visibile a grandi distanze.

Si ripropone di nuovo qui una evidente contraddizione tra un impianto di energia rinnovabile e le superfici agricole. Installare un impianto fotovoltaico in zone coltivabili significa fare un passo indietro verso la politica ecosostenibile, poiché limiterebbe le zone fruibili per la produzione di prodotti alimentari.

Da tempo è iniziata nella Sabina una caccia a terreni agricoli per proporre progetti di nessuna utilità pubblica (con elevati interessi singoli) o in grado di far crescere l’occupazione. Impianti a Biomasse, biogas, rifiuti inerti e anche fotovoltaico, eolico presentano con diverse finalità progetti che richiedono vaste superfici agricole da convertire ad uso industriale stravolgendo oltre che l’assetto produttivo agricolo locale anche quello del diritto per via delle modifiche alle zonizzazioni urbanistiche. Da un giorno all’altro terreni destinati ad uso agricolo divengono zone industriali sulla base di presunte urgenze e utilità pubbliche mai reali, mai accertate. Nel caso specifico un impianto di queste dimensioni per produrre circa 5.652,00 MWh rappresenta un’enormità produttiva: servirebbe circa 1600 utenze da 3,5 Kwh!

 

 

QUALCUNO INVECE …..

 

https://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2017/01/10/news/il-fotovoltaico-a-terra-danneggia-l-italia-1.14694507?fbclid=IwAR0b2yydi8RriRZEOhV_uS85kMGeOES5HeHt_u8MKbQbaoWHPoJXPkIJigA

 

 

 

 

Author: redazione