Non ci stupiamo più e tanto meno ci arrendiamo!

Da ANPCI riceviamo e pubblichiamo:

In questi giorni viene annunciato con particolare enfasi il bando per riqualificare i piccoli comuni. A prima vista pare cosa buona, ma essendo abituati ai pasticci legislativi viene subito da chiedersi: ma riguarderà proprio tutti i comuni senza distinzione di sorta superando quanto previsto dal comma 6 dell’articolo 3 della legge 158/2017, che ANPCI ha sempre contestato?
Riportiamo il testo dell’articolo 158 suindicato che recita:
“art.3 comma 6. Con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono individuati i progetti da finanziare sulla base del Piano di cui al comma 2 e dei suoi successivi aggiornamenti, assicurando, per quanto possibile, un’equilibrata ripartizione delle risorse a livello
regionale e priorità al finanziamento degli interventi proposti da
comuni istituiti a seguito di fusione o appartenenti a unioni di comuni….”
E questa è un’equilibrata ripartizione? Non siamo tutti uguali per il parlamento italiano!
I piccoli comuni che vogliono mantenere la propria autonomia a tutela della propria identità e delle proprie radici non devono essere considerati figli di un dio minore. E’ palese ormai che a un parlamento cieco e sordo non importa se i piccoli comuni sono virtuosi, devono sparire e basta per lasciare il posto alle fusioni favorite in ogni modo possibile dimenticando le esigenze dei territori non appartenenti alle grandi città, e consegnare alle generazioni future un Paese con pochi grandi comuni ed un territorio desertificato.
Quanto sopra esposto riguarda i contenuti della legge. Per quanto riguarda il bando, invece, si sperava fosse cosa diversa, magari più attento rispetto all’’articolo di legge (pur consapevoli che la legge è legge) con una vera ed equilibrata ripartizione delle risorse tenendo conto della realtà del territorio presidiato e custodito al 75% dai piccoli comuni. Invece no. Gli amanti delle fusioni non vogliono ammettere neppure sotto tortura che sono i piccoli comuni il motore dell’economia, la pietra angolare del sistema Italia, così come attesta la nostra storia millenaria. Cambiano gli attori politici, cambiano i governi ma la sciagurata legge 56 /2014 (un fallimento totale) non viene cambiata consentendo un continuo spreco di risorse economiche.
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E ora si continua imperterriti. Il bando (anche questo “equilibrato” così come l’articolo della legge in questione), all’art.6 “Attribuzione dei punteggi” per i finanziamenti, prevedendo decurtazioni significative per i comuni singoli; decurtazioni non applicate “ai progetti presentati dai comuni istituiti a seguito di fusioni”.
E allora forza verso le fusioni lucrando sui finanziamenti dello Stato anche attraverso matrimoni di interesse.
La storia si ripete. Non è stato sufficiente l’ultimo regalo alle fusioni con il prolungamento dei contributi alle fusioni da 10 a 15 anni, occorre fare di più, sempre di più spingendo i comuni a fondersi lucrando sui finanziamenti dello Stato.
Riprendiamo quanto già espresso il 28 ed il 26 giugno scorso e chiediamo a questo governo quale sia la posizione che ha veramente nei confronti delle nostre preziose e virtuose realtà, per capire se dobbiamo continuare a vivere in questa agonia perenne lottando come sempre contro la malattia o se possiamo continuare a lottare nella speranza di essere riconosciuti per quello che siamo e valorizzati come meritiamo.
Roma, 24.07.2023
Franca Biglio

Author: redazione