Un anno fa ci lasciava Tersilio Leggio

Un anno fa ci lasciava Tersilio Leggio

un protagonista dell’incontro tra territorio e cultura

 

 

di Marco Testi

 

Proprio un anno fa Tersilio Leggio se ne è andato, lasciandoci nel dolore più profondo, perché non era solo un grande studioso in grado di mettere insieme, scientificamente ma anche in modo colloquiale, comprensibile a tutti, la storia del territorio, l’arte, la letteratura, la religione, i culti pagani e poi l’avvento del cristianesimo, ma anche una persona di grande umanità.

Non di quelli oberati dal lavoro che quindi pur dolenti sceglievano di non poter partecipare all’invito di un amico a far parte di un convegno: no, Tersilio si organizzava in modo da poter testimoniare sia l’amicizia sia il suo impegno culturale che, pur spaziando a livello internazionale, era speso soprattutto per la conoscenza di un territorio, la Sabina, in fertile contatto, fin dalla protostoria, con il Latium Vetus e con il centro della nostra penisola.

Protagonista di quella disciplina che all’estero ha fatto passi da gigante e che da noi stenta ancora e che possiamo chiamare comparatistica, o scienze comparate: un modo affascinante di collegare la storia dei luoghi e delle loro culture con i contribuiti della letteratura, dell’arte, dell’archeologia e anche della coltura della terra  intesa come arte di nutrire le popolazioni attraverso la gestione del territorio. Tersilio l’aveva chiamata organizzazione dello spazio, sia antropico che naturale, e aveva scritto pagine memorabili sulla millenaria coltivazione dell’olivo e il suo uso anche sacrale fin dalle testimonianze omeriche. Ed anche su protagonisti della cultura in senso lato, ivi compreso quello religioso, che hanno rifondato il modo di vivere la fede, come in Da santa Chiara a suor Francesca farnese. Il francescanesimo femminile e il monastero di Fara in Sabina, scritto assieme a Sofia Boesch Gajano, e i suoi studi complessivi sulle origini del francescanesimo.

Le radici del territorio sabino sono state da lui approfondite, anche attraverso lo studio di singoli centri della regione, come Poggio Mirteto, su cui scrisse un fondamentale libro, o l’abbazia di Farfa, la stessa Rieti, solo per fare pochi esempi.

La compenetrazione tra territorio e cultura è stato sempre il suo punto fermo: quando presentò proprio nella sala Schuster dell’abbazia di Farfa un mio libro in cui mettevo in rilievo la capacità della letteratura di comunicare lo spirito, il territorio, la storia e la cultura generale non solo di una data epoca, era evidente la sua grande empatia con questo orizzonte culturale. 

Non è un caso che fosse honorary fellow della British School di Roma e riconosciuto come uno dei massimi esperti dei rapporti tra territorio e cultura non solo in Italia.

Oggi ricordiamo un grande che ci ha lasciato troppo presto, ma che ci ha donato tesori di conoscenza fertile e profonda in grado di farci amare di più, e rispettare, la terra in cui viviamo e con la quale condividiamo il nostro umano e universale percorso.

 

 

Author: redazione