In risposta ad Adalberto Andreani: Europa pacifista? E’ un’utopia

di Luca Fiocchi Nicolai

L’attuale crisi internazionale sta mostrando a chi sa vederle le eterne leggi della politica. La realtà è “polemos”, e il conflitto è il motore della storia, in barba a chi ne proclamò la fine. Chi crede nel diritto internazionale e nella pace assiste impotente al trionfo della Realpolitik e della forza, continuazione quest’ultima della politica con altri mezzi. L’Europa continentale, politicamente parlando, è a trazione franco-tedesca e a Spagna e Italia, un tempo potenze mediterranee, è concesso sullo scacchiere un ruolo subordinato. L’Italia in particolare gioca di rimando, accontentandosi di organizzare inutili vertici spacciati per “storici” o accreditarsi come Paese mediatore. Ma nelle riunioni che contano è regolarmente assente. Riproporre in questo contesto gli Stati Uniti d’Europa, e sperare che si ispirino a Sanchez, significa o immaginare una federazione paralizzata, come l’attuale, dai veti di chi si oppone al riarmo, inevitabile per le leggi di cui sopra, o, se deve passare dall’irrilevanza al protagonismo, necessario a maggior ragione per imporre la pace, accettare che gli stati che ne dovrebbero far parte parlino con una voce sola e, soprattutto, agiscano come grande potenza.
È ingenuo sperare che dall’attuale agglomerato di stati che della laicità fanno una questione di principio, sorga un’Europa unita nel pacifismo e nel ripudio delle armi che, ad imitazione degli inascoltati Pontefici, si limiti a lanciare nel nulla appelli al cessate il fuoco.
Se ad Hitler si fossero opposti i fiori oggi udiremmo nelle strade l’eco del marziale passo dell’oca.

Author: redazione