“Nel mio libro, frutto di ricerche durate anni – spiega Luigi Catena – sono riportati gli studi di diversi esperti, ad esempio il professor Giuseppe Patella, nella pubblicazione dal titolo “Lo statuto dell’immagine tra icona e simulacro”, dichiara che questo crocifisso rappresenta una grande icona di stile bizantino e riproduce proprio l’incarnazione del Gesù vivo sulla croce con gli occhi aperti che non soffre, ma è trionfante sulla morte. Senza dubbio raffigura una immagine di Cristo sulla croce tra le più antiche, se non la più antica, che abbiamo in Europa e in Italia “.
A riprova della unicità e provenienza del Cristo di San Lorenzo Nuovo, l’autore esamina l’opera lignea nei particolari, a partire dal tipo di croce, una unicità è il fatto di essere dotato di croce trilobata, detta anche di Gerusalemme, e di essere l’unico di quel periodo (siamo nel XII secolo) a possederne una; la croce viene fatta uscire dalla Chiesa il 14 di settembre di ogni anno (dal 1400) in occasione della Festa della Esaltazione della Croce, ricorrenza tuttora celebrata nel mondo ortodosso e che ebbe origine a Gerusalemme nel 335 d.c.. Il crocifisso di San Lorenzo Nuovo è dunque un’icona molto importante, con questa scultura non si è portata sul territorio solo una immagine, ma una tradizione culturale”.
Per Luigi Catena anche le caratteristiche fisionomiche, in particolare il volto, barba e tratti, sembrano identificare una figura semitico siriaca, l’immagine sarebbe tipicamente mediorientale ascrivibile alla Terra Santa, infine il perizoma è ugualmente di stile bizantino. Riguardo il perizoma, molto diverso, secondo lo studioso, dagli altri perizomi di crocifissi datati sec. XII-XIII, la restauratrice Micaela Amelio vi individua decorazioni floreali arabesche, le stesse che (spiega nella pubblicazione) possiamo ritrovare all’esterno delle moschee. Ma a San Lorenzo Nuovo come sarebbe arrivato, secondo il ricercatore nel corso della prima Crociata, ad opera dei Templari.
” Nel corso della prima crociata – prosegue Catena – furono depositate tre reliquie, provenienti da Gerusalemme, nella Cattedrale di Acquapendente, all’interno della quale esiste una Cripta considerata tra le più antiche riproduzioni del Santo Sepolcro, nello stesso periodo, il crocifisso che abbiamo a San Lorenzo, fu depositato nella Chiesa di Sant’Ippolito vista la sua importanza, a quei tempi infatti ospitava la sede vescovile di Sovana, personalmente ritengo che questa opera potrebbe essere la quarta reliquia. La Chiesa, con annesso il Monastero di Sant’Ippolito e la Chiesa templare di Santa Maria del Castello, furono però distrutte nel 1295, per volontà del Vescovo di Orvieto. Con la demolizione il Cristo venne trasferito in quella parrocchiale di San Lorenzo Vecchio, per poi trovare definitiva collocazione, nel 1778, nella Chiesa di San Lorenzo Nuovo”.
Il volume contiene anche un interessante capitolo dedicato alla storia dei Templari nella Tuscia dove fu molto marcata la presenza, il viterbese era Terra sul percorso della Via Francigena, necessario per raggiungere la Terra Santa. Numerose le chiese edificate nel culto di Maria, da sempre nel cuore dei Templari, l’esistenza templare sarebbe testimoniata da diversi simboli disseminati sul territorio, tra cui una interessante incisione nel tufo, posta all’ingresso di un antico ipogeo a San Lorenzo Vecchio, che raffigura un emblema templare legato al Golgota, il luogo della crocifissione di Cristo. Una storia dunque, quella del misterioso Crocifisso di San Lorenzo Nuovo, ancora tutta da riscoprire, tra arte fede e mistero, che ha ora una voce utile con l’agile e divulgativo saggio di Luigi Catena.