di Luca Fiocchi Nicolai
Desiderare che quanto accaduto nel Ventesimo secolo non si ripeta mai più, ricordare la sofferenza di coloro che compresero la guerra per averla toccata con mano e non sui libri di
storia è atto nobile e saggio. Allo stesso modo non avere simpatia come non ho simpatia per questa Europa ad alto tasso di retorica bellicista, rimpiangere come rimpiango ( per nostalgia) l’epoca dei due blocchi, che con “l’equilibrio del terrore” la pace garantì, e tacitò per quarant’anni i conflitti regionali (l’U.R.S.S. finché esistette contenne sia pure con metodi drastici i nazionalismi al suo interno) non significa illudersi su ciò che il futuro ci riserva. Dire che la guerra va preparata da chi vuole la pace significa solo essere buoni discenti dell’historia magistra vitae.
Non occorre divinare per intuire scenari inquietanti a scongiurare i quali il pacifismo disarmato non basta. L’avvocato Andreani ricorda la dinamica del secondo conflitto mondiale. Deve convenire necessariamente sul fatto che una pace che non sia una resa può essere imposta soltanto con argomenti convincenti. Essi possono essere di natura commerciale, politica o anche, extrema ratio, militare. Questo discorso ha validità generale e non si presta ad un uso strumentale per additare i buoni e i cattivi delle guerre attuali. Si può quasi affermare che ciascun attore ha le sue ragioni, che sono ragioni storiche. Comprenderle senza farsi accecare dall’odio è già un passo nella direzione auspicata.